Droni suicidi a lungo raggio sono stati individuati nei pressi di una base delle Forze di supporto rapido (Rsf) in Sudan, alimentando i timori di un’ulteriore escalation del conflitto. Lo riferisce l’agenzia Reuters, citando analisi di immagini satellitari condotte dallo Yale Humanitarian Research Lab.
Secondo le verifiche, durante un massiccio assalto aereo lo scorso maggio nell’area di Nyala, in Darfur, sono stati osservati almeno 13 droni a “ali delta” e relative rampe di lancio. Si tratterebbe di velivoli con un raggio operativo stimato di circa 2.000 chilometri, in grado di raggiungere qualunque parte del Sudan.
Non è chiara la provenienza dei droni, ma gli analisti, precisa Reuters, li hanno paragonati a modelli prodotti in Cina, Russia o Iran. Le apparecchiature erano visibili tra il 3 e il 9 maggio, periodo coinciso con attacchi aerei su Port Sudan. Entro il 9 maggio i droni risultavano rimossi, mentre le rampe di lancio erano ancora presenti a settembre.
L’esercito sudanese ha più volte accusato gli Emirati Arabi Uniti di aver sostenuto parte delle operazioni delle Rsf, anche con droni, partendo da una base sul Mar Rosso. Abu Dhabi ha respinto le accuse.
L’uso intensivo di droni da parte delle Rsf è aumentato dopo la perdita di territori strategici nel centro e nell’est del Paese. La Rete dei medici sudanesi ha denunciato vittime civili negli attacchi, sottolineando la necessità di proteggere la popolazione.
Secondo Reuters, l’introduzione di droni a lungo raggio potrebbe modificare gli equilibri militari, consentendo alle Rsf di colpire aree molto più distanti dalle linee di fronte, con rischi crescenti per i civili e ulteriori tensioni a livello regionale.
Il conflitto in Sudan è scoppiato nell’aprile 2023 tra le forze armate regolari guidate dal generale Abdel Fattah al-Burhan e il Rsf dell’ex vicecapo di Stato Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemedti. Gli scontri hanno causato decine di migliaia di morti e milioni di sfollati, provocando una delle peggiori crisi umanitarie al mondo, con vaste aree del Paese sull’orlo della carestia e una crescente instabilità che minaccia l’intera regione.


