Il Parlamento del Kenya sta lavorando a una nuova legge per rafforzare ulteriormente la politica anti-tabacco del Paese. Nonostante già oggi il Kenya si presenti come un “Paese senza fumo”, con regole molto rigide per i fumatori, i legislatori intendono introdurre norme ancora più severe per contrastare i danni legati al tabacco.
Attualmente è possibile acquistare sigarette – anche sfuse – ma chi viene sorpreso a fumare in pubblico, fuori dalle poche aree consentite, rischia una multa fino a 50.000 scellini (circa 340 euro). Eppure, il problema resta: ogni anno circa 12.000 keniani muoiono per malattie legate al fumo e il 15% degli uomini adulti continua a fumare abitualmente.
Per cambiare questa situazione, il Kenya guarda al modello svedese. Negli anni Settanta, metà della popolazione maschile in Svezia era fumatrice; oggi solo il 5,3% degli uomini e il 6,1% delle donne fuma regolarmente. Un calo drastico ottenuto anche grazie alla diffusione di alternative come lo snus, un tabacco umido da assumere per via orale, ritenuto meno dannoso perché privo di combustione. A questo si sono poi aggiunti sigarette elettroniche, bustine di nicotina e altri prodotti alternativi.
I parlamentari keniani stanno studiando proprio questo percorso attraverso uno studio comparativo intitolato “Tale of Two Nations: Kenya vs Sweden”, che evidenzia come le politiche anti-fumo più efficaci siano quelle fondate su dati concreti e risultati misurabili.
Ma introdurre in Kenya prodotti alternativi come lo snus o le bustine di nicotina non è semplice. Questi prodotti sono attualmente vietati, anche a causa della presenza di sostanze stimolanti già diffuse nel Paese, come il khat. Questa pianta, masticata da molti come energizzante, è legale ma crea dipendenza ed effetti collaterali, e ha finora ostacolato l’adozione di alternative alla sigaretta più sicure.
Il dibattito è aperto, ma la direzione è chiara: il Kenya vuole diventare un esempio nella lotta al fumo, e per farlo guarda all’Europa del Nord, con l’obiettivo di proteggere la salute pubblica senza rinunciare a un approccio realistico e fondato sulla prevenzione.