Fez, fascino senza tempo

di claudia

di Amina Benjelloun

Storia, spiritualità e tradizione si fondono nel cuore antico di una delle città più seducenti dell’estremo Maghreb, dove il flusso del tempo sembra essersi fermato e dove vicoli stretti e tortuosi si snodano tra palazzi, moschee, scuole coraniche e suq brulicanti di vita.

«Una città di puro sogno orientale, un labirinto di vicoli bianchi e di giardini nascosti». Così Edith Wharton descrive Fez nel suo libro In Marocco (1920), rivelando il fascino irresistibile di questa città. L’autrice americana rimase incantata dall’atmosfera mistica che permea ogni angolo della medina, luogo che sembra appartenere a un’epoca lontana. Anche l’orientalista francese Pierre Loti ne rimase stregato, definendola nel suo diario di viaggio Au Maroc (1889) «una località avvolta in una luce dorata, che profuma di antichità e di mistero». Per lo scrittore – questa volta marocchino – Tahar Ben Jelloun, invece, la medina di Fez è «un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, dove ogni pietra, ogni strada, racconta una storia». Sono tutte descrizioni che sottolineano la natura senza tempo di Fez, fondata tra il 789 e l’808 dalla dinastia Idriside, e rimasta una delle città più emblematiche del Marocco.

Durante il periodo di massimo splendore, tra il XIII e il XIV secolo, Fez soppiantò Marrakech come capitale, divenendo una vera roccaforte culturale. La città ospita l’Università di al-Qarawiyyin, simbolo del suo patrimonio intellettuale e spirituale. Passeggiare tra i vicoli della medina, protetta da alte mura fortificate, significa immergersi in un labirinto di oltre 9.000 stradine. Qui, il tempo sembra dissolversi tra i suoni, i colori e i profumi dei suq: mercati traboccanti di tappeti, ceramiche, tessuti pregiati e oggetti in ottone. Come secoli fa, le merci viaggiano a dorso d’asino, contribuendo a mantenere viva l’atmosfera da Mille e una Notte di questa città, che continua a incantare i visitatori di tutto il mondo.

Cuore medievale

Il centro storico di Fez, Fez el-Bali, è un intrico di strade strette e tortuose, vero e proprio labirinto medievale dove il tempo sembra essersi cristallizzato. È uno dei più grandi insediamenti medievali ancora abitati sul nostro globo, il più vasto nel mondo islamico. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, la medina è un capolavoro di urbanistica islamica, un microcosmo dove si intrecciano architettura, tradizione artigianale e vita quotidiana. L’accesso alla medina avviene attraverso monumentali porte fortificate: la più celebre è Bab Bou Jeloud, conosciuta come la Porta Blu. Con le sue intricate decorazioni in ceramica blu e verde, rappresenta il simbolo perfetto dell’estetica moresca. Una volta varcata, si entra in un mondo che sfida l’orientamento: un labirinto di vicoli strettissimi, botteghe artigianali, cortili nascosti e moschee millenarie. Qui, perdersi è parte dell’esperienza, e ogni svolta rivela una nuova meraviglia.

Tra le prime tappe imprescindibili, la Madrasa Bou Inania, gioiello di architettura, risalente al XIV secolo. Le sue decorazioni in stucco, legno intagliato e mosaici di zellige lasciano il visitatore senza fiato. Rarità nel mondo islamico, questa madrasa è aperta anche ai non musulmani, permettendo a chiunque di ammirarne gli interni sfarzosi. Tahar Ben Jelloun descrive con poesia l’essenza della medina: «C’è una strada così stretta che viene chiamata “la via di uno soltanto”. È l’ingresso a un labirinto lungo e buio, dove i muri delle case sembrano toccarsi in alto. Si può passare da un tetto all’altro senza sforzo».

Un arcobaleno di gesti antichi

Pochi luoghi incarnano l’anima artigianale di Fez come le concerie di Chouara, vibrante simbolo della tradizione marocchina. Qui, il processo di concia delle pelli segue metodi ancestrali, tramandati di generazione in generazione. Le pelli di capra, pecora, mucca e cammello vengono prima immerse nelle vasche “bianche” contenenti calce e acqua, per eliminare i residui, poi stese al sole e infine immerse in vasche di tintura dai colori vividi. I pigmenti utilizzati sono rigorosamente naturali: il rosso deriva dal papavero, il giallo dallo zafferano, il verde dall’henné e il blu dall’indaco. Il risultato è un caleidoscopio di colori che trasforma le concerie in un mosaico vivo, osservabile dalle terrazze circostanti. L’odore pungente, mitigato dalle foglie di menta offerte dai commercianti, contribuisce all’intensità dell’esperienza. All’alba, le prime luci del giorno rivelano la bellezza ipnotica del luogo: asini carichi di pelli attraversano gli stretti vicoli, mentre gli artigiani, a mani e piedi nudi, si muovono con gesti silenziosi e precisi. L’aria è pervasa dei richiami degli asinai, dei rumori dell’acqua e dell’eco di tradizioni che resistono al passare del tempo.

Luoghi dello spirito

Fez non è solo un centro artigianale, ma anche un faro di spiritualità. La Moschea al-Qarawiyyin, fondata nell’859 da Fatima al-Fihri, rappresenta un simbolo del sapere islamico. Considerata la più antica università del mondo, ha formato per secoli studiosi e teologi. Sebbene l’ingresso sia riservato ai musulmani, la sua imponente struttura può essere ammirata dall’esterno, offrendo uno scorcio della grandezza della cultura islamica. Altro luogo sacro è il Mausoleo di Moulay Idriss II, fondatore della città, venerato come santo. Meta di pellegrinaggi, il mausoleo è un luogo di preghiera e riflessione, dove i fedeli si recano per chiedere benedizioni e protezione.

Ma Fez è anche custode di una storia ebraica profonda. Nel Quartiere Mellah, la Sinagoga Ibn Danan e il cimitero ebraico raccontano la presenza millenaria di una comunità che ha lasciato un’impronta indelebile sulla città. Poco distante, il Palazzo Reale affascina, benché non accessibile al pubblico, con le sue maestose porte dorate, simbolo di potere e di raffinatezza architettonica. Infine, per una pausa di serenità, il Giardino Jnan Sbil offre un’oasi di pace tra fontane e piante esotiche. Qui, lontano dal caos della medina, il visitatore può ritrovare un momento di quiete, immerso nella bellezza di un parco che racconta l’armonia tra uomo e natura.

Questo articolo è uscito sul numero 2/2025 della rivista Africa. Clicca qui per acquistare una copia.

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