L’Assemblea Nazionale del Sudafrica ha approvato ieri la legge di autorizzazione alla spesa pubblica (Appropriation Bill), ultima e più importante misura legislativa del ciclo di bilancio nazionale, sbloccando definitivamente i fondi destinati ai ministeri per l’anno fiscale in corso. Il voto segna la conclusione di settimane di stallo politico interno alla neonata coalizione di governo.
L’approvazione è giunta dopo intensi negoziati tra l’African National Congress (Anc), che guida l’esecutivo, e il Democratic Alliance (Da), principale partner di coalizione. Il disaccordo iniziale era legato alla proposta di aumento dell’imposta sul valore aggiunto, ritirata in seguito all’opposizione del Da. Ulteriori attriti si erano registrati per la gestione di alcuni portafogli ministeriali considerati critici.
Fonti parlamentari citate da Reuters riferiscono che uno dei principali punti di svolta è stato il ritiro da parte del presidente Cyril Ramaphosa di un ministro Anc sospettato di condotta illecita, gesto ritenuto necessario per ottenere il sostegno della componente liberale del governo.
Il ministro delle Finanze, Enoch Godongwana, ha definito la votazione “un importante passo avanti” nel consolidamento delle dinamiche della nuova alleanza multipartitica. Il Tesoro nazionale ha inoltre annunciato l’introduzione di nuove linee guida tecniche per facilitare l’iter parlamentare delle future leggi di bilancio e garantire maggiore stabilità.
La legge approvata consente l’erogazione ordinata dei fondi pubblici ai dicasteri e agli enti statali, evitando blocchi nei servizi e nei programmi sociali. Si tratta del tassello conclusivo dell’intero processo di approvazione del bilancio, già in ritardo rispetto al calendario previsto.
Tuttavia la pace ritrovata in seno alla coalizione al potere non sembra aver posto fine a tutte le tensioni politiche che scuotono il Sudafrica. In effetti il partito sudafricano uMkhonto weSizwe (Mk) ha depositato una mozione formale di sfiducia nei confronti del presidente Ramaphosa, accusandolo di non aver agito con decisione nei confronti del ministro della Polizia, Senzo Mchunu, al centro di gravi accuse di interferenza politica nelle forze dell’ordine.
Come notano i media locali, la mozione fa seguito alla decisione di Ramaphosa di porre Mchunu in congedo speciale in attesa di un’inchiesta giudiziaria, nominando nel frattempo Firoz Cachalia, figura esterna al governo, come ministro ad interim. Secondo l’Mk, però, la scelta del presidente sarebbe incostituzionale e rappresenterebbe una violazione delle direttive della Corte costituzionale, che aveva imposto a Ramaphosa di presentare entro il 22 luglio le proprie controdeduzioni in merito al caso.
“Si tratta di una chiara sfida all’autorità della Corte e a quella della magistratura”, ha dichiarato il portavoce dell’Mk Party, Nhlamulo Ndhlela, sottolineando che l’inerzia del capo di Stato mina la fiducia pubblica e istituzionale, soprattutto alla luce delle denunce avanzate dal commissario di polizia del KwaZulu-Natal, Nhlanhla Mkhwanazi.
Il partito Mk, fondato dall’ex presidente Jacob Zuma, ha ottenuto un risultato significativo alle elezioni del 2024, affermandosi in alcune aree come il KwaZulu-Natal, ma non è la principale forza di opposizione, ruolo attualmente ricoperto dall’Alleanza Democratica (Da). L’Mk non fa parte della coalizione di governo guidata dall’African National Congress (Anc), ed è oggi una delle forze più critiche verso l’esecutivo e lo stesso Ramaphosa.
La mozione richiede un dibattito urgente e un voto parlamentare entro due settimane. Il suo esito dipenderà dal sostegno delle altre forze politiche, alcune delle quali partecipano al governo di unità nazionale formato dopo le elezioni di maggio, notano alcuni osservatori.


