In Senegal, la nuova legge anticorruzione (legge n. 13/25) firmata dal presidente Bassirou Diomaye Faye introduce un meccanismo di incentivazione per la segnalazione di illeciti da parte dei cittadini (il cosiddetto “whisleblowing”).
Chiunque, in forma anonima e in buona fede, denunci casi di corruzione, frode o appropriazione indebita di fondi pubblici, potrà ricevere il 10% delle somme effettivamente recuperate grazie alla sua denuncia.
Questa misura vuole incentivare la partecipazione attiva dei cittadini nella lotta contro la corruzione, garantendo anonimato, immunità penale e protezione contro le ritorsioni. E’ un passo molto importante, perché vorrebbe la popolazione in parte attiva nella trasparenza pubblica. Finora in Senegal (come in molti paesi africani) le denunce di corruzione erano rare, sia per paura di ritorsioni, sia per sfiducia nelle istituzioni. Il Senegal prova a rompere il silenzio, rendendo economicamente vantaggiosa la segnalazione.
Per garantire l’efficacia del sistema, sarà messo in atto un quadro giuridico: definire le condizioni di ammissibilità della ricompensa, il responsabile del trattamento dei report e i meccanismi di verifica dei fatti segnalati. Le autorità ricordano che tutti gli avvisi che si rivelerebbero falsi saranno severamente puniti.
Jimmy Kande, direttore dell’Africa occidentale della Platform to Protect Whisleblowers in Africa (PPLAAF), organizzazione non governativa fondata da un gruppo di avvocati, attivisti e giornalisti investigativi per proteggere gli informatori in Africa, lo ha definito “un momento storico per la democrazia senegalese e per l’intero continente”.


