In Tunisia almeno quindici violazioni della libertà di espressione artistica sono state documentate tra il 2021 e il 2025, tra cui otto casi di procedimenti giudiziari e sette episodi di censura o confisca di opere. Lo rivela un rapporto pubblicato dall’associazione Intersection, che si occupa di diritti e libertà.
Secondo il documento, dopo il 25 luglio 2021 – data del colpo di forza istituzionale del presidente Kaïs Saïed – si sono moltiplicati arresti di artisti e limitazioni a opere considerate critiche verso il potere o giudicate contrarie ai costumi. L’associazione raccomanda una riforma legislativa e il rispetto dei diritti garantiti dalla Costituzione.
Il caso più noto citato nel rapporto riguarda il graffitista Rached Tamboura (nella foto), incarcerato nel 2023 per oltraggio al capo dello Stato e liberato due anni più tardi dopo aver scontato la pena. Il suo arresto era legato a un’opera che criticava le dichiarazioni del presidente Saïed nei confronti dei migranti subsahariani.
Il rapporto denuncia anche episodi di censura su scene di serie televisive trasmesse durante il Ramadan, il ritiro di libri sul capo dello Stato e il ricorso a procedimenti giudiziari contro caricaturisti e rapper.
L’associazione parla di una “censura sistemica”, radicata in norme considerate arcaiche come l’articolo 86 del codice delle telecomunicazioni, l’articolo 67 del codice penale sull’offesa al presidente della Repubblica e il decreto 54 del 2022, giudicato liberticida da diverse organizzazioni per i diritti umani.


