Secondo le agenzie di intelligence statunitensi gli Emirati Arabi Uniti (Eau) hanno inviato quest’anno quantità crescenti di armi, tra cui droni cinesi sofisticati, a una delle principali milizie sudanesi, rafforzando un gruppo accusato di genocidio e alimentando un conflitto che ha generato una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. Lo riporta il Wall Street Journal (Wsj), citando fonti dell’intelligence americana, della Defense Intelligence Agency e del Dipartimento di Stato.
Secondo le informazioni raccolte, il flusso di materiali bellici provenienti dagli Eau verso la Rsf è aumentato a partire dalla primavera e comprende droni armati della serie cinese “Rainbow”, armi leggere, mitragliatrici pesanti, artiglieria, mortai, veicoli e munizioni. Tali forniture, secondo il Wsj, avrebbero consentito alla milizia di rilanciare l’offensiva contro l’esercito regolare dopo le perdite subite a Khartoum a marzo.
Le nuove forniture – che avrebbero viaggiato attraverso Libia, Somalia e Ciad – avrebbero rafforzato la Rsf nei combattimenti in Darfur settentrionale, dove la milizia ha assediato per oltre 18 mesi la città di Al Fasher, tagliando fuori decine di migliaia di civili da cibo e medicinali. Secondo le Nazioni Unite, nelle ultime settimane la Rsf avrebbe preso il controllo della città dopo la conquista di una base militare strategica.
La guerra, iniziata nell’aprile 2023 tra le Forze armate sudanesi (Saf) e la Rsf, ha causato fino a 150.000 morti e spinto il Paese sull’orlo del collasso. Washington ha accusato entrambe le parti di crimini di guerra, ma ha attribuito alla Rsf responsabilità dirette per genocidio, stupri e pulizie etniche.
Il Wall Street Journal riferisce che i droni cinesi CH-95, capaci di sorvolare aree per 24 ore e di condurre attacchi di precisione, sono stati identificati sul campo da immagini satellitari e analisi dell’intelligence. Questi velivoli, secondo il Yale Humanitarian Research Lab, sarebbero stati impiegati nella recente offensiva della milizia in Darfur. Gli Eau hanno più volte negato ogni coinvolgimento, affermando di “respingere fermamente qualsiasi suggerimento” circa la fornitura di armi a una delle parti in conflitto. Anche la Rsf ha bollato le accuse come “voci diffuse dal governo”.
Fonti statunitensi, europee e libiche, tuttavia, hanno confermato al quotidiano americano l’aumento delle spedizioni. Un ex funzionario Usa, Cameron Hudson, ha dichiarato che “la guerra sarebbe finita se non fosse per gli Eau”, aggiungendo che “l’unico motivo per cui la Rsf è ancora in grado di combattere è l’enorme quantità di sostegno militare ricevuto da Abu Dhabi”.
Gli Stati Uniti, pur non avendo nominato esplicitamente gli Eau, hanno condannato il ruolo di “attori esterni” nel prolungare il conflitto. Il Wsj osserva che Abu Dhabi considera la Rsf un alleato utile per proteggere i propri interessi economici e strategici in Sudan, tra cui le risorse aurifere e la posizione geografica del Paese sul Mar Rosso, dove nel 2024 il governo di Khartoum ha annullato un accordo portuale da 6 miliardi di dollari con una compagnia emiratina.


