Il Kenya Wildlife Service (Kws), l’autorità per i parchi nazionali e la fauna selvatica del Kenya, ha autorizzato la costruzione di tre hotel all’interno del Parco nazionale Meru. Lo ha annunciato ieri il presidente William Ruto, intervenendo nella contea durante il lancio del Fondo di compensazione per i conflitti tra esseri umani e fauna selvatica.
L’iniziativa, ha spiegato Ruto, punta ad attirare più turisti nella regione, incrementare il potenziale economico del parco e migliorare le condizioni di vita delle comunità locali. Il presidente ha sottolineato che anche gli investitori locali dovranno essere coinvolti nei piani di sviluppo per garantire benefici diretti ai residenti. Ma il tono del discorso, secondo molti osservatori, lascia intendere più una concessione governativa che un diritto riconosciuto.
L’annuncio arriva pochi giorni dopo la sospensione di un progetto simile nella foresta di Ngong, alla periferia di Nairobi, bloccato in seguito alle proteste di cittadini e associazioni ambientaliste. Il Green Belt Movement (Gbm) aveva denunciato la mancanza di trasparenza nel progetto e l’anonimato del costruttore, mettendo in guardia contro il rischio di danni alla biodiversità e alla funzione ecologica della foresta.
Anche nel caso di Meru, la decisione di assegnare spazi verdi a investitori del settore alberghiero solleva critiche: mancano dettagli chiari sui criteri di selezione e sui termini delle licenze, alimentando sospetti di favoritismi e scarsa vigilanza.
Ruto ha inoltre annunciato lo stanziamento di 250 milioni di scellini kenioti (circa 1,6 milioni di euro) per la ristrutturazione dell’aeroporto di Mulika, per migliorare l’accesso alla zona. Ha ammesso che i fondi sono insufficienti, ma ha promesso ulteriori risorse.
Secondo il presidente, progetti analoghi sono previsti anche in altri parchi nazionali, nell’ambito di una strategia più ampia per lo sviluppo del turismo. Tuttavia, la pressione crescente sull’ambiente e la gestione opaca delle concessioni continuano ad alimentare tensioni.