Costretta e sotto accusa, la Croce Rossa lascia il Niger

di claudia
croce rossa

Di Céline Camoin

Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha annunciato la chiusura dei suoi uffici in Niger e l’evacuazione del personale espatriato, dopo essere stato accusato dal governo di “collusione con gruppi armati”. Il Cicr respinge fermamente le accuse e deplora la decisione, che pone fine a 35 anni di attività umanitaria nel Paese.

Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha confermato la chiusura di tutti i suoi uffici in Niger e l’immediata partenza del personale espatriato, a seguito di una richiesta formale delle autorità nigerine. Il Cicr è accusato da Niamey di “collusione con gruppi armati”, un’accusa grave che l’organizzazione respinge con fermezza.

Il ministero degli Affari esteri del Niger ha emesso una nota verbale datata 31 gennaio 2025, nella quale chiede la chiusura degli uffici del Comitato internazionale della Croce Rossa e l’immediata espulsione del suo personale straniero. Pur dichiarandosi rispettoso della decisione, il Cicr ha tentato senza successo di avviare un dialogo con le autorità nigerine per comprenderne le ragioni e fornire eventuali chiarimenti. Il 31 maggio, il governo ha annunciato pubblicamente le motivazioni alla base della decisione, accusando il Cicr di “collusione con gruppi armati”.

“Il Cicr deplora questa decisione, che pone fine a 35 anni di attività umanitaria nel Paese. In Niger, come altrove, la nostra priorità è sempre stata e resta quella di aiutare le persone più vulnerabili colpite dai conflitti armati, in modo trasparente, indipendente, neutrale e imparziale”, ha dichiarato Patrick Youssef, direttore regionale del Cicr per l’Africa. “Il Cicr non fornisce mai supporto finanziario, logistico o di altro tipo alle parti in conflitto”, ha ribadito.

Youssef ha sottolineato come questo principio sia centrale per l’operato dell’organizzazione in ogni contesto, incluso quello nigerino. In linea con il suo mandato e con le Convenzioni di Ginevra, il Cicr mantiene infatti un dialogo umanitario con tutte le parti coinvolte nei conflitti armati, indipendentemente dalla loro natura, al fine di garantire accesso e protezione alle vittime. Questo dialogo, che può essere orale o scritto, non implica in alcun modo un sostegno materiale o politico a tali gruppi.

Presente in Niger dagli anni ’90, il Cicr ha svolto attività umanitarie in diverse regioni colpite da violenza armata e instabilità, in particolare a Diffa, Tillabéri, Tahoua e Agadez. Nel 2024, le sue operazioni hanno raggiunto oltre due milioni di persone colpite da conflitti, sfollamenti forzati, insicurezza alimentare, malnutrizione ed effetti dei cambiamenti climatici. L’assistenza fornita ha incluso la distribuzione di cibo e beni essenziali, l’accesso all’acqua potabile, la riabilitazione delle infrastrutture sanitarie, il supporto alle strutture mediche e la protezione dei civili e delle persone private della libertà.

L’uscita del Cicr avviene in un momento in cui il Niger continua ad affrontare gravi sfide umanitarie legate all’insicurezza in alcune aree del Paese e ai rischi ambientali. “Il Cicr ribadisce la sua disponibilità a mantenere un dialogo costruttivo con le autorità nigerine, al fine di riprendere le sue attività di protezione e assistenza strettamente umanitarie”, ha concluso Youssef.

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