di Stefano Pancera
A pochi giorni dall’annuncio dato dal generale di brigata Denis N’Canha, del colpo di stato militare in Guinea-Bissau, circola apertamente nel Paese l’ipotesi di un “autogolpe”, di un “colpo di stato di palazzo”, di una messinscena del presidente uscente per evitare la sconfitta elettorale.
Tuttavia, questo giovedì, non è stato lui, ma il maggiore generale Horta N’Tam ad essere investito presidente della transizione. Da più parti in queste ore ci si domanda: e se fosse una messa in scena?
L’idea che il colpo di stato del 26 novembre 2025 sia in realtà una messa in scena orchestrata dallo stesso presidente Umaro Sissoco Embaló (o da fazioni militari a lui vicine) per invalidare un risultato elettorale sfavorevole sembra qualcosa di più che una voce di popolo. Oltre a essere ritenuta probabile dalle nostre fonti a Bissau, l’idea inizia a circolare oggi su alcuni media africani e canali social, anche se è ancora presto per un’analisi più chiara e approfondita.
Umaro Sissoco Embaló ieri è stato trasportato in Senegal dove ora si trova, lo ha annunciato il ministero degli Esteri senegalese. Ci sono però, ad oggi, alcuni elementi “stonati” che alimentano i dubbi.

Il primo annuncio strutturato del golpe non è arrivato dai militari, ma dal presidente Umaro Sissoco Embaló stesso, che ha chiamato al telefono direttamente il mensile francese Jeune Afrique per dire di essere stato arrestato e che era “in corso un colpo di Stato” guidato dal capo di Stato maggiore. Una modalità decisamente inusuale per un putsch. Sarà lui stesso ad avvisare la testata francese di avere ottenuto a suo dire il 65% delle preferenze.
La presidenza non emette alcun comunicato ufficiale e, in quel momento, nemmeno i militari hanno ancora parlato in Tv. Il golpe esplode esattamente nella finestra tra voto e annuncio dei risultati, quando i due contendenti, sia Umaro Sissoco Embaló sia il suo sfidante Fernando Dias Da Costa, si sono appena autoproclamati vincitori e gli osservatori indipendenti segnalavano un contesto già “fallito” sul piano di credibilità del processo elettorale.
A ottobre 2025 una curiosa coincidenza: il governo annuncia l’arresto di diversi ufficiali accusati di preparare un golpe, proprio alla vigilia della campagna elettorale.
La testata lusofona Bantumen sostiene che l’ex generale golpista Mamadu Ture Kuruma, noto come N’Krumah, avrebbe dichiarato pubblicamente il proprio esplicito sostegno al presidente uscente Umaro Sissoco Embaló prima dell’avvio della campagna. Fatto inusuale che ha stupito e preoccupato.
Kuruma guidò il colpo di Stato del 2012 che bloccò un processo elettorale nel Paese. Infine, il 1º febbraio 2022 a Bissau ci fu una dichiarazione di “tentativo di colpo di Stato”: uomini armati assaltarono il palazzo del governo, quartier generale dell’esecutivo.
Allora furono segnalati scontri, spari, e l’allarme era che il governo fosse sotto assedio. Il presidente Embaló, pochi giorni dopo l’episodio, dichiarò che si trattava di un “attacco fallito contro la democrazia”. Disse che molti membri delle forze di sicurezza furono uccisi e che l’attacco avrebbe potuto essere legato al traffico di droga.

Dall’indipendenza, ottenuta nel 1974, la Guinea-Bissau ha vissuto ben quattro colpi di stato, una guerra civile e numerosi tentativi di golpe. Debolezza delle istituzioni, interferenza dei militari, traffici criminali, soprattutto quello di droga, continuano a minare la stabilità del paese. La guerra di liberazione ha creato un esercito con forte legittimità storica, poco subordinato al potere civile, e questo schema si è riprodotto in ogni crisi politica successiva.
Al momento il destino di Fernando Dias rimane incerto. In un video pubblicato mercoledì sera tardi sui social network, è apparso in un luogo non identificato, assicurando di essere sfuggito per un pelo a un tentativo di arresto e di trovarsi “in un luogo sicuro”.
Gli ufficiali hanno giustificato la loro azione con la necessità di “ristabilire l’ordine”. Tuttavia, all’interno dell’opposizione e di una parte degli osservatori, questo colpo potrebbe essere una manovra per impedire un’alternanza politica, sottolinea Vincent Foucher, ricercatore al CNRS e specialista della Guinea-Bissau. Per dare una giustificazione pubblica alla presa del potere, una parte delle forze armate ha dichiarato di essere intervenuta per bloccare un presunto schema di sovversione interna, collegandolo ai gruppi locali del traffico di cocaina.
Per giustificare il colpo di stato, i militari hanno affermato di aver agito per impedire “un piano per destabilizzare il paese con il coinvolgimento dei signori della droga nazionali”. Un argomento ricorrente nelle lotte politiche di un narcostato come la Guinea Bissau.

L’assenza di trasparenza sul conteggio dei voti, la storia del “golpe anomalo” del 2022 e lo scioglimento del parlamento nel 2023 stanno alimentando in queste ore l’ipotesi che l’attuale colpo di Stato in corso possa essere parte dell’ennesimo capitolo di una guerra di narrazioni. Ci si può chiedere quale sia il livello di sostegno di cui beneficia Umaro Sissoco Embalo nell’esercito e se i militari sono davvero tutti uniti dietro il golpe.
Non si può nemmeno escludere una prossima frattura interna alle forze armate considerando che Fernando Dias appartiene alla comunità mandjak, storicamente molto influente all’interno delle forze armate della Guinea-Bissau, ed Umaro Sissoco Embaló è lui stesso un ex generale di riserva, ed ha mantenuto stretti rapporti con l’esercito e con l’attuale presidente della transizione il maggiore generale Horta N’Tam.


