È a serio rischio di estinzione la palanca negra gigante, l’antilope simbolo dell’Angola. A lanciare l’allarme è stato Pedro Vaz Pinto, coordinatore del progetto dedicato alla conservazione della specie, precisando che il bracconaggio è la principale minaccia alla sopravvivenza della rara specie.
La palanca negra gigante, un tempo ritenuta estinta, ha resistito a un secolo segnato da periodi di caccia incontrollata, guerre devastanti e periodi postbellici, e da iniziative di conservazione più recenti, fin dalla sua scoperta nel 1916. La sua popolazione si aggira intorno ai 300 esemplari, poco più del 10% di quella di 50 anni fa.
Secondo l’esperto, che si esprimeva durante una conferenza della fondazione Kissama, solo quando la popolazione raggiungerà circa 500 esemplari sarà possibile passare dalla categoria “in pericolo critico” a quella “in pericolo”, secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn), il che richiederà almeno altri 5-10 anni.
Dopo decenni di declino, durante i quali era considerata praticamente estinta, la specie è stata confermata nel 2005 nel Parco Nazionale di Cangandala e negli anni successivi è stato implementato un programma di conservazione. Per raggiungere questo obiettivo, è stato necessario cercare un maschio nella Riserva Naturale Integrale di Luando, costruire un santuario recintato e sterilizzare gli ibridi che si erano uniti alla popolazione di antilope nera gigante.
Pinto deplora che il bracconaggio sia la principale minaccia per questo animale: un esemplare su quattro immobilizzato dai biologi presenta ferite da trappole. La carne essiccata dell’antilope viene venduta nei mercati. Il funzionario ritiene che la lotta al bracconaggio dipenda da un monitoraggio più efficace, che richiede maggiori risorse umane, materiali e il supporto delle autorità giudiziarie per punire i bracconieri.
L’antilope nera gigante è presente solo in due aree dell’Angola, entrambe nella provincia di Malanje: il Parco Nazionale di Cangandala e la Riserva Naturale Integrale di Luando. Secondo Vaz Pinto, la sopravvivenza della specie dipende da una regolamentazione più rigorosa e da una corretta gestione del parco, che presuppone zone di conservazione con regole chiare.


