Il Consiglio sovrano del Sudan ha negato che siano in corso negoziati diretti o indiretti con le Rapid Support Forces (Rsf) a Washington, come riportato da diversi media regionali. Tuttavia, fonti diplomatiche indipendenti hanno confermato al Sudan Tribune che colloqui indiretti tra rappresentanti delle due parti sarebbero effettivamente in corso nella capitale statunitense, con la mediazione di Washington. Secondo queste fonti, le discussioni si concentrano su misure di tregua umanitaria volte a facilitare l’accesso degli aiuti e la protezione dei civili, oltre che sulla possibilità di riattivare il processo negoziale in una delle piattaforme diplomatiche già esistenti, come Ginevra o Gedda. Un diplomatico africano, citato dalla testata, ha spiegato che questi contatti “non equivalgono a un negoziato politico vero e proprio, ma rappresentano un tentativo preliminare di creare le condizioni per un dialogo”.
La smentita ufficiale è arrivata dal portavoce del Consiglio sovrano, che ha ribadito che “l’esercito non partecipa a nessuna forma di trattativa con un gruppo ribelle responsabile di atrocità contro la popolazione sudanese”. Nei mesi scorsi, rappresentanti americani, tra cui Massad Boulos, consigliere del Dipartimento di Stato, avevano già tenuto incontri separati con esponenti dell’esercito sudanese e delle Rsf a Ginevra, con l’obiettivo di rilanciare i colloqui di pace interrotti dopo il fallimento del processo di Gedda.
La guerra in Sudan, iniziata nell’aprile 2023 tra le forze armate regolari e le milizie Rsf guidate da Mohamed Hamdan Dagalo (Hemetti), ha provocato oltre 15.000 morti e più di 10 milioni di sfollati secondo stime Onu. La comunità internazionale continua a esercitare pressioni per un cessate il fuoco stabile, ma finora nessun negoziato ufficiale è riuscito a produrre risultati concreti.


