Gli Stati Uniti stanno valutando il futuro del loro comando militare per l’Africa (Africom) e c’è la possibilità che questo venga fuso con il comando americano in Europa. L’obiettivo, ha spiegato ieri ai giornalisti il generale Michael Langley, a capo di Africom, è ridurre la burocrazia. Langley ha inoltre invitato i governi africani a far conoscere a Washington la loro posizione sull’eventuale eliminazione di Africom.
Parlando ai giornalisti prima di una conferenza dei capi della difesa africani organizzata in Kenya, il comandante di Africom ha dichiarato di aver discusso la questione con molti partner del continente: «Ho parlato con diversi ministri della Difesa e con alcuni presidenti, e ho detto loro che stavamo valutando la questione. Ho detto che, se siamo così importanti, dovete comunicarcelo, e vedremo».
Prima del 2008, le attività militari statunitensi in Africa erano gestite da comandi militari di altre regioni. La creazione di Africom rifletteva i crescenti interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti nel continente, in particolare nel contrasto alle insurrezioni islamiste e alla concorrenza di Cina e Russia. Tuttavia, ad esempio in Africa occidentale, dove negli ultimi anni sono cresciuti gruppi legati ad al-Qaeda e allo Stato islamico, l’influenza statunitense sulla sicurezza è diminuita, anche a causa di una serie di colpi di Stato militari che hanno spinto Washington a ridurre il proprio sostegno. Di conseguenza, le giunte militari al potere in questi Paesi si sono rivolte alla Russia, alla Cina, agli Emirati Arabi Uniti e alla Turchia per ottenere assistenza.
Uno degli episodi più significativi si è verificato lo scorso anno, quando la giunta al potere in Niger ha ordinato agli Stati Uniti di ritirare dal Paese i quasi 1.000 militari presenti e di evacuare la base di droni nei pressi di Agadez. Langley ha affermato che gli Stati Uniti hanno comunque mantenuto una certa condivisione di intelligence con i regimi militari della regione del Sahel e stanno cercando «altri modi per continuare a mantenere il coinvolgimento».