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Edizione del 08/12/2025

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Rivista Africa
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Brice Clotaire Oligui Nguema

    trump vertice
    NEWS

    Trump incontra l’Africa, un cambio di paradigma nei rapporti con il continente

    di claudia 10 Luglio 2025
    Scritto da claudia

    a cura di Andrea Spinelli Barrile

    Il presidente americano Donald Trump ha riunito ieri alla Casa Bianca cinque presidenti africani, in un incontro ufficialmente organizzato “per rafforzare la cooperazione economica e promuovere la pace”, con un approccio incentrato su partnership reciprocamente vantaggiose. Il vertice si è concentrato sul rafforzamento dei legami economici e sulla promozione della sicurezza, incarnando un nuovo approccio promosso dall’amministrazione Trump, basato su intese “win-win”. Attorno al tavolo sedevano i presidenti Bassirou Diomaye Faye (Senegal), Mohamed Ould Cheikh El-Ghazouani (Mauritania), Brice Clotaire Oligui Nguema (Gabon), Joseph Boakai (Liberia) e Umaro Sissoco Embaló (Guinea-Bissau).

    Rivolgendosi ai suoi omologhi africani, Trump ha elogiato la ricchezza di risorse e il potenziale economico dei Paesi rappresentati, sottolineando che “la pace e la sicurezza sono il prerequisito per qualsiasi investimento”. Il presidente ha citato, tra i suoi “successi” e a testimonianza del rinnovato interesse verso il continente, la recente firma di un accordo di pace tra Repubblica Democratica del Congo e Ruanda, assicurando la volontà di “continuare ad agire per stabilizzare altre regioni in crisi”. Ogni presidente africano, nel prendere la parola, ha illustrato i punti di forza del proprio Paese e la propria visione per un partenariato equo con gli Stati Uniti.

    Secondo l’agenzia africana Apa, durante l’incontro Umaro Sissoco Embaló ha ricordato il suo ruolo attivo nella promozione della pace: “Sono il primo capo di Stato ad aver visitato Mosca e Kiev dall’inizio della guerra. Siamo con voi per portare la pace, perché nessuno vince quando c’è la guerra”, ha detto il presidente della Guinea-Bissau. A seguire, l’omologo mauritano El-Ghazouani ha elogiato “lo straordinario lavoro di Donald Trump nel promuovere la pace”, sottolineando che “quando non c’è pace, è difficile raggiungere prosperità, calma e tranquillità”. Ha poi evidenziato le “numerose risorse e le significative opportunità di investimento della Mauritania, in particolare nei settori minerario e ittico”.

    Umaro Sissoco Embalo
    Umaro Sissoco Embaló

    Il presidente gabonese Brice Clotaire Oligui Nguema ha invece concentrato il suo intervento sulla necessità di supporto militare per combattere la pirateria nel Golfo di Guinea: “Non possiamo farcela da soli. Abbiamo bisogno di un partner affidabile e forte che agisca concretamente. Dite di avere il miglior equipaggiamento militare, ed è proprio quello che vorremmo avere per stabilizzare il Golfo di Guinea”, ha affermato, invitando poi gli investitori americani a investire nel Paese: “Il nostro Paese è libero e aperto a tutti. Siete i benvenuti a investire, altrimenti altri verranno al vostro posto”.

    Il presidente liberiano Joseph Boakai ha espresso il desiderio che gli Stati Uniti sostengano “la pace, la sicurezza e la stabilità democratica nella regione” e ha incoraggiato “gli investimenti americani in Liberia”, Paese con cui gli Usa hanno storicamente una relazione molto stretta. Il senegalese Bassirou Diomaye Faye, forse il più popolare e meno allineato tra i leader africani presenti ieri alla Casa Bianca, ha presentato progetti concreti, come la creazione di una città digitale sul mare a Dakar, che offre “un’opportunità eccezionale per le aziende tecnologiche americane”. Ha anche invitato Trump a investire nel turismo in Senegal, sottolineando che il Paese “offre opportunità eccezionali, tra cui il golf”, attività molto amata dall’ex presidente americano, “a sole sei ore da New York, Miami o dall’Europa. Questo permetterebbe anche di mettere in mostra il proprio talento sul green”. Trump ha risposto: “Grazie mille. Molto gentile. Non sapevo che sarei stato trattato così bene. È fantastico”.

    Joseph Boakai
    Joseph Boakai presidente Liberia

    Interrogato da un giornalista africano su una possibile visita nel continente, Trump ha dichiarato che “a un certo punto, sì”, dovrà recarsi in Africa, e ha espresso il suo interesse ad approfondire l’impegno nel continente. Dopo la cena con Netanyahu, che due giorni fa gli ha “donato” la candidatura al Nobel per la Pace, il presidente americano ha accolto con favore anche il sostegno dei capi di Stato africani per la sua candidatura: “Non ho alcun problema. Ciò che abbiamo realizzato per la pace lo merita”.

    Il vertice si è concluso in un’atmosfera distesa, con Trump che si è congratulato con i suoi ospiti: “Avete fatto tutti un lavoro fantastico. Senza pace, non c’è prosperità”. Non sono mancati momenti meno istituzionali, come quando Trump si è complimentato con Joseph Boakai per la sua padronanza dell’inglese durante un bilaterale: “Parli un ottimo inglese”, ha detto il presidente americano, chiedendogli dove avesse studiato. Boakai ha riso, ma non ha spiegato a Trump che l’inglese è la lingua ufficiale della Liberia, la più antica repubblica africana, fondata nel 1822 da ex schiavi americani tornati in Africa con l’obiettivo di reinsediare i neri liberi nel continente.

    L’ex ambasciatore del Senegal a Washington, Babacar Diagne, citato dalla Bbc, ha dichiarato che gli inviti ai leader africani riflettono il recente “cambiamento di paradigma” nella politica statunitense verso l’Africa. Dopo aver assunto l’incarico a gennaio per il suo secondo mandato, Trump ha tagliato gli aiuti statunitensi al continente, giudicandoli uno spreco e incompatibili con la sua politica “America First”. Con Trump e il Partito Repubblicano al timone, resta incerto il rinnovo dell’African Growth and Opportunity Act (Agoa), che garantisce l’accesso esente da dazi per alcuni beni africani. “Non è come prima con i Democratici. C’erano due punti forti con loro: la riduzione della povertà e le questioni relative allo sviluppo, attraverso Agoa e altre iniziative. Tutto questo è finito”, ha detto Diagne alla Bbc. Secondo l’emittente britannica, la posizione dell’amministrazione Trump sarà simile a quella adottata con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante la guerra: “Puro commercio. È un dare e avere, vincere e vincere. L’abbiamo visto con l’Ucraina: firmate l’accordo sui minerali e ci avrete dalla vostra parte, altrimenti vi dimenticate di tutto”.

    Donald Trump

    Trump, durante l’incontro, non ha ricevuto solo stima e sostegno, ma ha anche promesso ai leader africani di passare dagli aiuti al commercio. Come riportano i media americani, Trump ha descritto le nazioni presenti come “luoghi molto vivaci con terreni di grande valore, grandi minerali, grandi giacimenti di petrolio e persone meravigliose”. Una visione in netto contrasto con il linguaggio usato durante il suo primo mandato, quando aveva descritto con termini volgari alcuni Paesi africani. Ha indicato il commercio come strumento diplomatico: “Voi combatterete e noi non faremo scambi commerciali. Sembra che ci stiamo riuscendo abbastanza bene”, ha detto. E ha aggiunto: “C’è molta rabbia nel vostro continente”.

    Mentre parlava con i cinque presidenti africani, il suo staff continuava a inviare le famose “lettere” ai Paesi in via di sviluppo sull’aumento delle tariffe doganali previsto dal 1° agosto. I cinque Paesi ospiti non figurano tra quelli colpiti direttamente, ma subiscono comunque le conseguenze di alcune scelte drastiche dell’amministrazione americana: Gabon, Liberia, Mauritania e Senegal sono tra i 36 Paesi che potrebbero essere inclusi in una futura estensione del divieto di viaggio imposto da Trump.

    “Abbiamo chiuso il gruppo Usaid per eliminare sprechi, frodi e abusi”, ha detto Trump, aggiungendo che ora “stiamo lavorando instancabilmente per creare nuove opportunità economiche che coinvolgano sia gli Stati Uniti che molte nazioni africane”. Secondo il segretario di Stato Marco Rubio, gli aiuti umanitari americani rappresentavano il 2,5% del Pil della Liberia e il 48% del suo bilancio sanitario. Trump, invece, vuole stabilire partnership strategiche basate sulle risorse del sottosuolo, anche per competere con il suo grande rivale in Africa: la Cina. 

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    10 Luglio 2025 0 commentI
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