Tigray, la crisi umanitaria fa paura

di Enrico Casale

A sette mesi dall’inizio del conflitto nella regione etiope del Tigray, le atrocità dei diritti umani e la crisi umanitaria sono allarmanti, spingendo attualmente 400.000 persone innocenti sull’orlo della carestia e della perdita della vita (immagine di apertura: rifugiati tigrini nel campo di Um Raquba, in Sudan, a pochi chilometri dal confine con l’Etiopia, foto di Yasuyoshi Chiba / Afp). È quanto scritto in una nota sulla situazione nella regione settentrionale dell’Etiopia firmata ieri congiuntamente da Stati Uniti e Unione Europea.

L’emergenza, è riportato nella nota, deve “essere affrontata immediatamente”. “È bene ricordare la carestia degli anni Ottanta in Etiopia – continua il documento – , che ha provocato circa un milione di morti, molti dei quali a causa del blocco dell’assistenza alimentare. Dei 6 milioni nel Tigray, 5,2 milioni di persone soffrono la fame e necessitano di assistenza alimentare di emergenza. Con il 90% della popolazione che ha estremo bisogno di aiuti umanitari, la posta in gioco non potrebbe essere più alta”.

Stati Uniti e Unione Europea chiedono la fine della violenza e il libero accesso umanitario a tutte le parti del Tigray. “Le restrizioni all’accesso – è scritto – stanno ostacolando gravemente la capacità degli operatori umanitari di assistere i più vulnerabili, in particolare nelle aree rurali bloccate, dove la crisi è più grave. Ostacoli deliberati e ripetuti da parte di militari e gruppi armati, i regolari saccheggi dell’assistenza umanitaria stanno spingendo la popolazione verso la fame di massa”.

Usare la fame di civili come arma di guerra, secondo Stati Uniti e Unione Europea, sta mettendo a rischio la vita di milioni di persone. Nella risoluzione n. 2.417 (2018), il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite “ha condannato fermamente l’uso della fame di civili come metodo di guerra e ha sollecitato un’azione contro i responsabili”.

Un profugo al tramonto in Sudan (foto di Yasuyoshi Chiba / Afp)

Inoltre, si sta assistendo a “una sofferenza umana su vasta scala” che è “del tutto prevenibile”. La “violenza sistematica” viene inflitta ai civili, compresa la violenza sessuale diffusa e le uccisioni extragiudiziali e per motivi etnici. I mezzi di sussistenza e i servizi sanitari essenziali della popolazione vengono distrutti. “Tali metodi di guerra sono gravi violazioni del diritto umanitario internazionale – è scritto -. Un’indagine indipendente sulle violazioni dei diritti umani è di fondamentale importanza. Tutte le parti in conflitto, così come la comunità internazionale, devono agire con urgenza per evitare una carestia su vasta scala nel Tigray e la possibilità che questa crisi destabilizzi la più ampia regione del Corno d’Africa”.

Stati Uniti e Unione Europea chiedono quindi un cessate-il-fuoco “per facilitare l’assistenza umanitaria” e il rispetto del diritto umanitario internazionale. È indispensabile inoltre “consentire un accesso umanitario immediato”, il ritiro delle forze armate etiopi ed eritree e l’avvio di programmi per “proteggere la vita, la dignità e i mezzi di sussistenza della popolazione civile”.

“Desideriamo vedere un’Etiopia democratica e pacifica – conclude la nota -, dove tutta la sua gente possa costruire una visione condivisa per il futuro del Paese e gettare le basi per una crescita e prosperità economica sostenibile ed equa. Ci impegniamo a sostenere l’Etiopia e a costruire sulla partnership tra di noi”.

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