Nigeria: pastori fulani sotto accusa per i massacri nel plateau

di Raffaele Masto

Sono sempre più frequenti nella Nigeria centrale gli scontri tra agricoltori e allevatori di bestiame. Nello stato di Plateau ci sono stati veri e propri combattimenti con decine di morti. La questione sta assumendo proporzioni preoccupanti e modalità che rasentano la pulizia etnica e/o religiosa.

Ad avere la parte più offensiva in questi scontri sono i pastori fulani storicamente di religione islamica che negli ultimi mesi hanno realizzato veri e propri attacchi in tutta la Middle Belt nigeriana, nello stato dei Benue e nella regione di Jos uccidendo negli ultimi due anni centinaia di persone.

Oggetto degli scontri è la terra. I pastori fulani fanno pascolare il loro bestiame nella Middle Belt nigeriana da secoli e vi sono sempre stati scontri con i contadini locali, a maggioranza cristiana, i cui raccolti sono spesso dimezzati o addirittura distrutti dalle mandrie. Ma se in passato tali conflitti potevano essere di carattere prettamente etnico o economico, oggi la matrice religiosa sembra aver preso il sopravvento. Secondo dati ufficiali vi sarebbero state 492 vittime dall’inizio dell’anno nel solo Stato di Benue.

Il mutamento avvenuto negli ultimi tempi è che un tempo questi pastori si spostavano armati soltanto di bastoni, ora invece sono armati di fucili AK 47 che seppure molto diffusi in Africa e poco costosi, sono armi che non possono permettersi. Evidentemente, come è avvenuto per fenomeni come Boko Haram, nello stato di Borno, ci sopno forze coalizzate o lobby politiche che investono su questi scontri e sull’attività armata di milizie fulani.

Un altra questione che impone una riflessione è il fatto che in quelle regioni ci sono check-point ogni due chilometri, è possibile che uomini armati con le mandrie al seguito divengano invisibili?

Sulla questione hanno preso posizione anche alcuni vescovi della Chiesa Cattolica che, in una lettera pubblica, affermano che vi sia una chiara agenda per islamizzare la Middle Belt nigeriana, in sostanza un piano che si serve dei pastori fulani. «Vogliono colpire i cristiani e il governo non fa nulla per fermarli». Ad alimentare questi sospetti di una protezione da parte del governo non è soltanto l’inattività della polizia federale, ma è anche il fatto che i pastori fulani sono dotati, come detto, di armi sempre più sofisticate.

Qualcosa di analogo a ciò che denunciano i vescovi era avvenuto in Sudan, nel Darfur, nei primi anni duemila quando il presidente Omar al Bachir venne accusato di armare e pagare i Janjaweed (diavoli a cavallo), etnia locale di religione islamica per fare pulizia etnica delle popolazioni stanziali e agricole del Darfur. Per quegli eccidi Omar al Bachir è ricercato dal tribunale dell’Aja per crimini di guerra e gencidio.

I vescovi nigeriani scrivono ancora lanciando un monito alla classe politica interna e internazionale e all’opinione pubblica: «Non commettete lo stesso errore che è stato fatto con il genocidio in Ruanda. Era sotto gli occhi di tutti, ma nessuno lo ha fermato. E sappiamo bene come è andata a finire».

(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)

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