La Nigeria celebra 59 anni di indipendenza. Da allora il Paese è tornato indietro

di Raffaele Masto

La Nigeria celebra 59 anni di indipendenza dal colonialismo britannico. Il primo ottobre del 1960 i nigeriani si riunirono nell’attuale Piazza Tafawa Balewa quando la principessa Alexandra, rappresentante della regina d’Inghilterra, consegnò i simboli dell’indipendenza al primo ministro Tafawa Balewa, che dette poi il nome alla piazza. Fu ovviamente un passaggio storico per il Paese. Mezzogiorno era passato da un minuto, raccontano le cronache, quando fu issata la bandiera nigeriana.

Oggi molti media ripercorrono a grandi tappe la storia nigeriana, soffermandosi specialmente sugli anni Sessanta del secolo scorso quando la Nigeria era una promessa, un gigante d’Africa con davanti un futuro di successi e di benessere. La naira, la valuta del Paese, consentiva uno stile di vita tale da far riconoscere i nigeriani come grandi potenziali compratori in ogni nazione del mondo. E poi c’era il petrolio che garantiva un futuro di ricchezza.

Con i suoi allora 35 milioni di abitanti la Nigeria era già il più popoloso Stato africano. Lo sviluppo manifatturiero, la dotazione di ospedali e di università rinomate come quella di Ife (ora Università Obafemi Awolowo), le scuole presenti anche nelle aree rurali, con possibilità di borse di studio e scarsa disoccupazione, caratterizzarono gli anni post-indipendenza.

Oggi tutto è cambiato, la Nigeria è costretta a elemosinare accordi economici con altri Paesi. Scuole ed ospedali versano in pessime condizioni. I nigeriani adesso vedono i propri leader come ladri, corrotti e opportunisti, e la cattiva gestione dei proventi del petrolio è tale da far considerare la Nigeria sulla strada del Venezuela.

Il primo ottobre 1960, Balewa nel suo discorso sottolineò che la Nigeria era senz’altro messa meglio di molti altri Paesi africani. Un’affermazione che non può certo essere pronunciata oggi.

Un giornale, The Day, scrive che i nigeriani non celebrano più il Giorno dell’Indipendenza. «In realtà, temono che qualsiasi forma di celebrazione metterà solo più soldi nelle tasche di funzionari statali corrotti. Ecco perché ogni primo ottobre deve essere un giorno di seria riflessione. Che cosa ci è successo? Quando la Nigeria risorgerà diventando un gigante con i piedi d’acciaio e non di argilla?».

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