Eritrea: Human Rights Watch chiede riforma del servizio di leva

di Raffaele Masto

La pace tra Etiopia ed Eritrea ha, sulla carta, aperto una nuova era per il Corno d’Africa, nelle relazioni tra i Paesi che lo compongono e anche all’interno di questi.  Si sottrae al momento a questo mutamento uno dei Paesi più coinvolti in questo mutamento, cioè l’Eritrea, che avrebbe dovuto beneficiare più di tutti della fine dello stato di guerra con il suo grande vicino, l’Etiopia.

Anche l’organizzazione Human Rights Watch si è detta preoccupata per la mancanza di progressi nel campo dei diritti umani fondamentali in Eritrea. Ad essere sotto accusa è soprattutto il servizio militare obbligatorio. In una dichiarazione diffusa oggi, Human Right Watch ha invitato il governo di Asmara a creare una tabella di marcia per lo smantellamento del servizio militare obbligatorio e a consentire al relatore speciale delle Nazioni Unite di avere accesso nel Paese per svolgere i suoi compiti. Il divieto – si legge nella nota – è inaccettabile, dal momento che l’Eritrea è recentemente entrata a far parte del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani.

«Il governo di Asmara non ha apportato cambiamenti significativi al suo servizio nazionale obbligatorio che recluta giovani eritrei per un numero illimitato di anni – spesso per più di un decennio – nonostante il decreto che limita ufficialmente la coscrizione a 18 mesi», si legge ancora nella nota. «I coscritti continuano ad essere utilizzati per progetti commerciali, così come per svolgere compiti militari e civili, la loro retribuzione rimane inadeguata e persistono segnalazioni di abusi, compresa la tortura», denuncia Human Rights Watch, auspicando che, con la fine dello stato di guerra scaturita dalla Dichiarazione di pace con l’Etiopia, Asmara riconosca «l’illegittimità del pretesto accampato dal 1998 per queste azioni oppressive».

(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)

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