Gabon: una monarchia del golfo in Africa

di Raffaele Masto

Il fallito colpo di stato in Gabon dimostra che in Africa non è più l’epoca dei golpe. Nessuna caserma ha seguito i cinque golpisti che questa mattina all’alba hanno preso il controllo della radioTelevisione a Libreville, la capitale, e hanno annunciato di avere destituito il presidente Ali Bongo. In poche ore i golpisti sono stati neutralizzati, tre uccisi, uno arrestato e, uno, pare, sia riuscito a fuggire. Per qualche ora carri armati e blindati hanno presidiato le strade di Libreville dove permane il coprifuoco. Resta bloccato internet e i social ma già da domani tutto tornerà alla normalità.

Il Gabon è un paese ricchissimo. Le principali risorse sono il petrolio, il gas, il carbone e il legname pregiato dato che buona parte del territorio è ricoperto da una delle poche foresete primarie rimaste in Africa. Se i proventi di queste risorse fossero distribuiti (anche) alla popolazione i gabonesi avrebbero un reddito pro-capite altissimo. Sarebbero gli abitanti di una sorta di Monarchia del Golfo (come il Qatar o il Barhein) africana. Infatti la popolazione di questo paese arriva appena a un milione e mezzo di abitanti distribuiti su un territorio grande quasi quanto l’Italia. Ma questa enorme ricchezza non è distrubuita in modo equo e di ciò sono responsabili le classi politiche che hanno governato il paese.

Ho parlato di classi politiche, al plurale. In realtà si dovrebbe parlare al singolare e dire che la Famiglia Bongo in decenni di potere non ha mai distribuito la ricchezza e non ha mai aperto il potere alla democrazia e al pluripartitismo. Il sistema di governo in Gabon assomiglia più a quello di una dinastia che si riproduce al potere, allargandosi a dismisura ad ogni passaggio di potere da padre in figlio.

Ecco come sono andate le cose: il 17 agosto del 1960 il Gabon diventa indipendente e ne diviene presidente Leon Mba che muore nel 1967. Il più lesto a prendere il potere fu Omar Bongo che una sorta di dittatura circondandosi di militari e sul piano politico impose il Partito Democratico(sic) Gabonese come partito unico. Da allora Omar Bongo non ha mai lasciato il potere fino alla morte nel 2009. Fu allora che prese il potere il figlio Ali Bongo. Quest’ultimo nell’ottobre scorso ha avuto un ictus. E’ stato portato in Francia e, al momento del golpe, era in convalescenza in Marocco.

In occasione del capodanno Ali Bongo ha fatto un discorso alla nazione, ma è sembrato ancora molto limitato nei movimenti. Le immagini non lo hanno mai mostrato a figura intera, sebbene fosse seduto ad un tavolo. Questa mattina i militari golpisti hanno fatto riferimento proprio a queste immagini: “E’ stato un discorso pietoso, è evidente che non può più esercitare il potere…”.

In realtà le parole dei golpisti sono state smentite dai fatti. Nessuna caserma, come abbiamo detto, ha seguito le loro parole. Anzi, i militari hanno evidentemente ritenuto che Ali Bongo fosse perfettamente in grando di esercitare il potere che, dal loro punto di vista, si esplica nei privilegi milionari che il regime offre loro.

Privilegi che hanno a loro volta difeso anche nelle ultime elezioni del 2016 proteggendo il presidente e mantenendolo al potere dopo una consultazione nella quale Ali Bongo aveva ampiamente perso.

Ci sono state proteste per le strade per diversi giorni e la repressione è stata durissima, si parla di centinaia di morti. Oggi i militari lo hanno difeso anche dall’ictus che lo ha colpito e dai golpisti che avevano pensato di eliminarlo dalla scena.

Infine non si può parlare del grande protettore dei regimi del Gabon: la Francia. Oggi Parigi ha rilasciato una dichiarazione che la dice lunga su questo punto. “Nessuno può arrogarsi il diritto di destituire un presidente eletto e violare la costituzione”. Parole che fanno immediatamente capire che chi lo avrebbe fatto se la sarebbe dovuta vedere anche con la Francia. E’ comprensibile: il petrolio del Gabon viene praticamente venduto in regime di quasi monopolio in gran parte alla Francia. E questa – che ci sia al potere Chirac o Mitterand, Hollande o Sarkozy – non ha mai abbandonato questo paese e la sua classe dirigente. Sembra sentir risuonare quella famosa frase che dice “Sono impresentabili, si, è vero. Ma sono i nostri impresentabili uomini”.

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