Fame nel mondo: l’ultimo miliardo e il PIL

di Raffaele Masto

La fame nel mondo torna a crescere: nel 2017 il numero di persone denutrite è aumentato toccando 821 milioni di persone, più di una su nove. Si tratta di numeri che fanno tornare il pianeta ai livelli di dieci anni fa. Numeri e valutazioni si evincono dall’ultimo rapporto Onu dal titolo: “Lo stato di sicurezza alimentare e nutrizione nel mondo”, presentato dalle agenzie delle Nazioni Unite, Fao, Ifad, Pam, Unicef e Oms.

Il principale contributo per raggiungere questi numeri drammatici arriva dall’Africa dove la fame è cresciuta praticamente in tutte le sotto regioni del continente. Aumenti, ma molto limitati, si registrano anche in America Latina (Venezuela, Haiti soprattutto). Situazione stabile invece nella maggior parte delle regioni dell’Asia.

Il rapporto evidenzia che sono stati fatti passi avanti per sconfiggere la denutrizione dei bambini, ma non sono comunque sufficienti: circa 151 milioni di piccoli sotto i cinque anni, il 22% nel mondo, sono affetti da arresto della crescita per denutrizione.

Tra le cause principali dell’aumento della fame, il rapporto indica la variabilità climatica caratterizzata da eventi estremi, conflitti e guerre e i rallentamenti economici. E’ il cambiamento climatico, in particolare, a minare la produzione di cibo in alcune regioni dove, in vista di un costante innalzamento della temperatura, si prevede un sensibile peggioramento nel futuro.

Secondo questi dati quasi un miliardo di persone nel mondo soffrono la fame e sono in grande maggioranza in Africa. La domanda sorge spontanea: che cosa rappresenta allora il PIL? Quel PIL che che alcuni paesi africani vantano e che spesso sfiora le due cifre. Il Prodotto Interno Lordo indica che da quello specifico territorio sono passati miliardi di dollari ma che, evidentemente, non sono serviti a migliorare le condizioni di vita della popolazione. In una parola quel denaro non è stato distribuito. Per stabilire che un paese cresce, dunque, non bisogna fare riferimento al PIL. Sarebbe più giusto valutare: accesso all’acqua potabile, alla sanità, all’istruzione, mortalità infantile, etc. etc.

(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)

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