Ā«Nutrire il Pianeta, Energia per la VitaĀ» ĆØ il tema dellāEsposizione Universale che sarĆ ospitata a Milano dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 (www.expo2015.org). Saranno presenti numerose nazioni africane: Algeria, Angola, Benin, Burundi, Camerun, Capo Verde, Congo, Costa dāAvorio, Egitto, Eritrea, Gabon, Gambia, Ghana, Guinea-Bissau, Guinea Equatoriale, Kenya, Liberia, Libia, Madagascar, Mali, Marocco, Mauritania, Mozambico, Niger, Nigeria, Repubblica democratica del Congo, Ruanda, SĆ£o TomĆ©, e PrĆncipe, Senegal, Sierra Leone, Sudan, Togo, Tunisia, Uganda, Zambia e Zimbabwe. Ci sarĆ anche una clamorosa assenza quella del Sudafrica. AllāAngola, Paese africano emergente, dedichiamo un focus che ci fa comprendere lāimportanza che per questo Paese riveste la manifestazione.
Ā«Alimentazione e cultura: educare per innovareĀ». Ć questo il tema centrale del padiglione Angola allāExpo 2015 (che viene ufficialmente inaugurato domani 1° maggio). Uno spazio di 2.010 metri quadrati, diviso su tre livelli, dove creare consapevolezza e far passare un messaggio: solo ripartendo dalle tradizioni culinarie che sono il cuore stesso e lāanima di un Paese, si può arrivare a uno sviluppo sostenibile.
Al centro di questo percorso dal passato al presente, dalla tradizione allāinnovazione, lāAngola ha messo la donna. Ć lei che cucina, coltiva i campi, nutre i figli, trasforma i prodotti, trasmette le tradizioni mettendo nei piatti il funji e tutto ciò che questa terra può offrire per alimentarsi.
Come donna ĆØ Albina Assis Africano (nella foto), commissario generale del padiglione Angola, che ĆØ stata nominata anche presidente dello Steering Commitee, il comitato direttivo composto dai commissari generali di tutti i Paesi che partecipano allāEsposizione universale.
Il visitatore troverĆ ad accoglierlo in un padiglione su tre piani, una squadra di angolani, pronti a condurlo in un viaggio attorno a un grande baobab stilizzato, lāimbondeiro, simbolo della vita, per i suoi frutti nutrienti da cui si ricava la mucua, bevanda tipica e fulcro delle comunitĆ locali. Sotto le sue fronde e intorno al suo tronco ci si riuniva e lo si fa ancora oggi per parlare, incontrare i capi del villaggio o del quartiere, per pregare o anche solo per ripararsi dal sole. In un percorso a spirale dal piano terra al terrazzo lāAngola parlerĆ del suo mare e del suo pescato, della sua terra grassa e ricca, pronta per essere coltivata nuovamente oggi che finalmente il Paese ĆØ in pace da 12 anni, dei suoi animali selvatici e dello sviluppo dellāallevamento, delle sue risorse minerarie, dal petrolio ai diamanti.
Mangiare angolano
Il percorso ĆØ interattivo e il pubblico, soprattutto quello formato da bambini e ragazzi, avrĆ lāopportunitĆ di cimentarsi in orti, dove piantare semi e irrigare piante o in una cucina laboratorio dove creare piatti tradizionali.
Gli adulti e i ragazzi più intraprendenti sono invece chiamati a provare i piatti della tradizione, in un ristorante guidato dalle mani esperte di una coppia di chef angolani, che propongono funji e muteta, muamba e calulù, kizaka, muzonguĆ© e cabidela, tutti piatti i cui nomi provengono dalle lingue tradizionali parlate in Angola a fianco del portoghese, come lāumbundu, il kimbundu e il kikongo.
I piatti sono composti da una parte di carboidrati provenienti da farine di mandioca o di mais, da proteine, di pesce o di carni bianche o rosse, da verdure a foglia verde e da frutta, come la banana pane o lāanans. Per i più coraggiosi ci sono da provare anche tanti diversi tipi di lombrichi, insetti e vermi, i catete, che fanno parte della cucina locale, fritti o ripassati in un sugo denso di pomodoro, sono ricchi di proteine e nutrienti.
Non solo cibo
Ma non sarĆ solo stimolando il palato che lāAngola parlerĆ di sĆ© al mondo. Ricchissimo ĆØ il programma culturale e musicale che accompagnerĆ i sei mesi di Expo per questo Paese africano.
Per chi ama lāartigianato e mercatini la proposta ĆØ un bazar permanente allāinterno del padiglione dove sono esposte le statuette in legno delle figure antiche, come il pensador, o le bambole di paglia rivestite di stoffe tradizionali, le colorate galline di carta pesta che ripropongono la galinha da mata e le bustine di chĆ de caxinde, tĆØ dalle tante proprietĆ salutari.
LāAngola Pavilion allāExpo di Milano ospiterĆ anche mostre temporanee di pittura, scultura e artigianato, ma soprattutto spettacoli teatrali, sfilate di moda e settimane tematiche. Fra gli artisti presenti anche Guilherme Mampuya, talento nascente dellāarte contemporanea angolana con alle spalle mostre importanti in diversi Paesi Europei.
Il ritmo nel sangue
Per quanto riguarda la musica, ci sarĆ una rappresentazione della realtĆ angolana con suoni che vanno dal tradizionale alla musica contemporanea e classica in un tuffo nella kizomba, nella semba, nel kuduro, ma anche nel blues africano e nel rap. Il ritmo di tamburi e danze sarĆ , ancora una volta, la testimonianza della vera natura africana. Ad aprire le danze saranno i gruppi Ā«Uniao Mundo da IlhaĀ» e Ā«I KilandukiloĀ», 20 ballerini e suonatori di tamburi tradizionali che si esibiranno quattro volte al giorno sul palco allāinterno del padiglione. Il Ā«Blick Bassy Quartet BluesĀ» farĆ il suo ingresso sulla scena il 25 maggio in occasione del Ā«Giorno dedicato allāAfricaĀ».
A fine luglio sarĆ il momento della moda angolana con le sfilate della stilista locale Mia Mendes. A settembre solcherĆ lo stage Gersy Pegado (nella foto), artista con trentāanni di carriera nella musica angolana e autrice di pezzi come Ā«MamangolaĀ», inserito nel suo album registrato in Francia, Portogallo e Angola nel 2013. Questo solo per citare alcune delle tante proposte artistiche di un padiglione da tenere dāocchio.
La sfida dellāAngola al mondo ĆØ partita. Ora ĆØ compito del pubblico provare a vincere, lƬ dove esista, il pregiudizio e fare un tuffo nei sapori, nei colori e nella cultura di questo grande paese. DellāAngola si parla troppo spesso solo in relazione al petrolio o alla sanguinosa guerra civile che lāha afflitta per trentāanni. Oggi e con questo padiglione lāAngola vuole raccontare di se qualcosa di diverso, partendo dalla terra, dal mare, dalle foreste e dal deserto che ĆØ in grado di far confluire nelle sue ricette cosƬ antiche da essere tornate contemporanee in unāottica di sostenibilitĆ alimentare.
Francesca Spinola