Ciad, Tibesti: una guerra silenziosa che scuote il Paese e agita il Sahel

di Raffaele Masto

Sarebbero in corso scontri armati nel Nord del Ciad, ma il governo di N’Djamena smentisce. Voci su un conflitto nella parte settentrionale del Paese circolano da tempo. Ora le testimonianze sono diverse e molti indizi sono diventati prove.

Il conflitto che si combatte nella regione del Tibesti sarebbe scoppiato per il controllo di un territorio ricco di oro, ma ha conseguenze sulla situazione interna del Paese e anche su quella della regione saheliana.

La regione – all’intersezione di Ciad, Sudan e Libia – è importante anche perché è strategicamente fondamentale per controllare i traffici che attraversano il Sahel. Passa da qui una rotta alternativa dei migranti e anche molti dei ricchi traffici di sigarette, droga, armi. Di recente il Ciad ha chiuso le frontiere con la Libia.

Sulla carta l’esercito di N’Djamena starebbe fronteggiando il cosiddetto Comitato di autodifesa locale, creato ad agosto dello scorso anno per contrastare le forze armate regolari e gestire i depositi di oro, scoperti nella zona.

La regione è stata messa in stato di emergenza ad agosto dal governo dopo numerosi tentativi di fermare la corsa all’oro nelle miniere illegali, in un’area che registra la presenza di numerosi movimenti ribelli ostili all’autorità di N’Djamena e anche di potenziali gruppi jihadisti.

La più importante di queste formazioni, che tra l’altro minaccia anche il presidente Idriss Déby (nella foto) è l’Unione delle Forze di Resistenza nata nel 2009 all’apice delle tensioni tra Sudan e Ciad. È composta da otto gruppi armati addestrati da miliziani di etnia Zaghawa, la stessa del presidente Déby. Fino al 2010 faceva base nel Darfur, in Sudan, poi ha dovuto riparare nel Sud della Libia.

Questa formazione nel 2008 tentò un colpo di Stato contro Déby partendo dal Darfur, ma fu fermata alle porte del palazzo presidenziale a N’Djamena con la partecipazione attiva della Francia. Capo dell’Unione delle Forze di Resistenza è Timam Erdimi, nipote del presidente, che vive in esilio in Qatar.

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