Centrafrica, una guerra per i diamanti

di AFRICA
Centrafrica, una guerra per i diamanti

Congelamento dei fondi della società belga Kardiam e della sua omologa centrafricana Badica. È quanto ha deciso il Consiglio europeo che ha ritenuto queste due società colpevoli di avere sostenuto gruppi armati attivi nella Repubblica Centrafricana violando le norme del cosiddetto processo di Kimberly che dovrebbe certificare la provenienza dei diamanti immessi sul mercato come non provenienti da zone di guerra e di conflitto.

È la prima volta che una accusa di questo tipo è così circostanziata e precisa. Kardiam infatti ha sede ad Anversa, la capitale mondiale del taglio dei diamanti e Badica, Bureau d’achat de diamant en Centreafrique, è il suo partner Centrafricano.

Il Centrafrica è un grande esportatore di diamanti che costituiscono il 40% delle sue esportazioni totali. I diamanti furono una delle cause scatenanti della crisi di questo paese. Bozizè, il vecchio presidente, aveva dato una concessione per un importante sito diamantifero al Sudafrica e ciò aveva irritato la Francia, ex potenza coloniale molto influente e interessata alle ricchezze del paese. Nel 2013 Bozizè venne destituito da una coalizione a maggioranza musulmana, la Séléka, che contava su un tacito appoggio francese. Da allora ci sono state violenze tra la Séléka e gruppi formati prevalentemente da cristiani e animisti, gli anti-balaka.

La decisione del Consiglio europeo si fonda sulle accuse di sostegno di Kardiam e Badica alle forze ex Séléka mediante il versamento di indennità di sicurezza e di diritti di atterraggio e sono sufficientemente dimostrate da elementi di prova. Nel complesso, per il Tribunale ci sono motivi “sufficientemente precisi, concreti e comprovati” per giustificare il congelamento di fondi, poiché è dimostrato un sostegno ai gruppi armati mediante l’illecito sfruttamento o commercio di risorse naturali (cioè dei diamanti) provenienti dalla Repubblica Centrafricana.

(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)

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