Camerun: una guerra sotto silenzio

di Raffaele Masto

È sempre più critica la situazione in Camerun. Il conflitto tra il governo centrale e i secessionisti è ormai diventato a tutti gli effetti una guerra civile. E come tutte le guerre ha prodotto profughi, sfollati interni e rifugiati, soprattutto in Nigeria.

Proprio in questi giorni altre migliaia di residenti delle regioni anglofone del Camerun sono fuggiti dalle loro case per la proclamazione di un coprifuoco di tre settimane annunciato e messo in atto dai combattenti separatisti.

Il coprifuoco è stato dichiarato la scorsa settimana dai separatisti per protestare contro l’ergastolo inflitto a dieci dei loro leader, tra cui Sisiku Ayuk Tabe (nella foto), presidente dell’autoproclamato Stato anglofono dell’Ambazonia, composto dalle regioni del Nord-ovest e del Sud-ovest. Tabe e nove suoi seguaci sono stati condannati all’ergastolo la scorsa settimana da un tribunale militare della capitale Yaoundé dopo essere stati arrestati nella capitale della Nigeria, Abuja, nel gennaio 2018 ed estradati in Camerun per essere processati.

I separatisti sono stati condannati per vari capi di accusa, inclusa la ribellione. Tabe e i suoi seguaci hanno fatto una campagna per la creazione di uno Stato indipendente chiamato Ambazonia, composto dalle regioni anglofone del Nord-ovest e del Sud-ovest del Camerun, lamentando la loro emarginazione per decenni da parte del governo centrale e dalla maggioranza di lingua francese. La crisi anglofona è iniziata nel 2016, quando avvocati e insegnanti hanno scioperato contro il tentativo di imporre il francese nelle scuole e nei tribunali delle regioni del Nord-ovest e del Sud-ovest. Dallo scoppio della crisi, sono oltre 500mila gli sfollati.

(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)

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