Camerun: come aumentare l’emigrazione dei giovani camerunesi anglofoni

di AFRICA
Camerun: come aumentare l'emigrazione dei giovani camerunesi anglofoni

In questi giorni sono sotto i riflettori le relazioni diplomatiche tra Italia e Camerun. Proprio mentre dal Camerun giungono notizie di gravi violazioni e di forti repressioni contro una parte della popolazione.

In Italia è arrivato in visita – e ricevuto da Mattarella e Grasso – il presidente Paul Biya. Obiettivo degli incontri, per l’Italia, il ruolo delle nostre imprese nel paese africano ma soprattutto l’onnipresente tema del terrorismo e naturalmente della lotta alle migrazioni. La politica estera italiana di questi tempi è impegnata a chiedere (e a elargire denaro, riconoscimenti e favori) ai peggio dittatori di non fare uscire dal paese i loro giovani, in sostanza chiede loro una politica più repressiva.

Lo abbiamo fatto con la Nigeria, dove c’è Boko Haram, livelli di corruzione infiniti e una violenza endemica. Lo abbiamo fatto con la Libia, paese che di fatto non c’è ma nel quale abbiamo “inventato” un governo presieduto da un fantoccio che non controlla nemmeno il suo palazzo. E ora lo stiamo facendo con il Paese di Paul Biya, il Camerun.

Chi è Paul Biya? Intanto è uno dei presidenti più longevi al mondo, è al potere dal lontano 1982 e promette di non scollarsi dal suo trono ancora a lungo. Un presidente che ha falciato sul nascere, scientificamente, ogni opposizione. Insomma un potere totale. Proprio in questi giorni poi il regime di Paul Biya sta mettendo in atto una forte repressione contro la parte anglofona della popolazione che è circa il 20 per cento. Gli anglofoni hanno protestato nei mesi scorsi perché accusano il governo, egemonizzato da una classe politica di francofoni come Paul Biya, di discriminare le regioni anglofone privandole di qualunque finanziamento per istruzione e sanità.

Le proteste sono state molto determinate e anche la repressione: arresti, uccisioni, minacce, intimidazioni. L’ultima forma di repressione è stata quella di bloccare internet nelle regioni anglofone in modo da impedire ai giornalisti di scrivere notizie dal punto di vista dei manifestanti e che diano conto delle loro posizioni. Il 22 febbraio scorso c’è stata una forte protesta anche dei giornalisti. Ma il regime non concede nulla.

C’è da giurare sul fatto che nei prossimi tempi quei giovani delle regioni anglofone che vogliono avere una chance nella vita emigreranno, naturalmente anche verso l’Europa. Chissà se Mattarella e Grasso avranno detto a Paul Biya di non contare solo sulla repressione brutale e di cambiare politica in modo da limitare l’immigrazione verso l’Europa e l’Italia? Chissà?

(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)

Condividi

Altre letture correlate:

Lascia un commento

Accetto la Privacy Policy

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.