Si fa un gran clamore sul fatto che l’Italia, nell’incontro di Parigi, ha ottenuto l’adesione dell’Europa alla sua strategia sui flussi migratori. Ma la domanda da porsi ĆØ perchĆ© mai l’Europa avrebbe dovuto opporsi?
Fino a qualche mese fa chiedevamo che l’Europa si adeguasse alla nostra politica di accoglienza e di salvataggi in mare, oggi ci siamo noi adeguati alla politica europea dei muri e dei respingimenti. Grazie alla guardia costiera libica e alle milizie ne abbiamo ācostruito uno nel Mediterraneoā. E abbiamo proseguito costruendone uno nei confini meridionali della Libia e poi un altro in quei paesi collettori di migranti che sono, appunto, Ciad e Niger.
Si, perché tutto il vertice di Parigi era semplicemente questo: fermare i migranti quanto più lontano da noi. Ai libici si chiede di fermarli sulla terra ferma, di non farli imbarcare, agli africani (Ciad e Niger) si chiede di fermare i migranti che vanno verso nord.
FunzionerĆ . Anzi, funziona giĆ ma non c’erano dubbi, ĆØ una strategia con costi umanitari altissimi, che dovrebbero essere inaccettabili da questa “Europa dei diritti”.
FunzionerĆ , certamente, ma non credo che funzionerĆ a lungo, per due motivi. Innanzi tutto perchĆ© resta irrisolto il caos libico. L’Italia dice che ĆØ legittimato a fermare i migranti il premier di Tripoli al Sarraj e le milizie che lo appoggiano. Ma la Francia ha scelto un altro uomo come rappresentante della Libia, cioĆØ il generale Haftar. Come andrĆ a finire? VincerĆ uno o l’altro oppure la Libia verrĆ spartita in Tripolitania e Cirenaica?
Il secondo motivo ĆØ che il Ciad e Niger sono paesi incontrollabili, con una classe politica vorace e onnivora che rischia di ingurgitare il denaro che l’Italia e l’Europa invieranno loro per creare centri per i migranti che rispettino i diritti umani. Insomma se si vuole riassumere tutta questa penosa vicenda si può dire, in una frase, che abbiamo creato un sistema perverso per farli morire o soffrire lontano dai nostri occhi. Lo abbiamo fatto noi, Italia, con l’appoggio dell’Europa.
(Raffaele Masto – Buongionro Africa)