Un crowfunding per salvare le canzoni dei partigiani etiopi che combatterono gli italiani

di Enrico Casale
Arbegnoc

All’inizio è stato un disco, per raccogliere i loro canti. Oggi è un programma di concerti, per diffondere e far conoscere quelle melodie nel mondo. L’Atse Tewodros Project ha raccolto le musiche patriottiche dei partigiani etiopi che, alla fine degli anni Trenta, hanno combattuto contro le truppe italiane (di cui si parla nell’ultimo numero di Africa) e poi hanno lanciato un progetto per diffonderle.

Tutto è iniziato nel 2012. «Dopo un performance ad Addis Abeba – racconta Gabriella Ghermandi, artista italo-etiope, promotrice dell’iniziativa -, ho ricevuto una richiesta dai pochi anziani patrioti che hanno combattuto contro l’occupazione italiana: salvare i loro canti e portarli nel mondo. Dalla loro richiesta è nato l’ensamble Atse Tewodros Project. Volevo che ne facessero parte non solo artisti etiopi, ma anche italiani. Solo così si sarebbe realizzata una riconciliazione che avrebbe suggellato l’amicizia tra due popoli. Dopo il tanto odio e la tanta violenza della guerra».

Ma mancavano i soldi. Gabriella Ghermandi decide così di lanciare un crowdfunding. La raccolta ha successo. Vengono racimolati abbastanza soldi per incidere un primo disco, poi rilevato da una etichetta inglese e distribuito in 65 Paesi. Gabriella Ghermandi non è ancora soddisfatta. Ai partigiani ha promesso non solo di far conoscere la loro musica, ma di portarla in giro per il mondo.

«Adesso ci apprestiamo a realizzare l’ultimo passo per realizzare la loro richiesta – spiega la Ghermandi -, abbiamo deciso di allestire un tour internazionale che ci vedrà in Europa, con una prima tappa in Polonia, Etiopia, con due concerti, e India, con due concerti. Anche in questo caso, per realizzare, abbiamo bisogno ancora una volta di un sostegno, per chi se la sentirà di partecipare».

L’Atse Tewodros Project lancia così un nuovo crowfunding. L’obiettivo è raccogliere quattromila euro entro il 7 agosto. «Il sostegno può avvenire con un contributo minimo di 15 euro – conclude la Ghermandi -. Per approfondire la nostra iniziativa, è sufficiente accedere alla nostra piattaforma dove è possibile anche ascoltare canzoni e vedere video».

Un modo diverso per salvaguardare una memoria antica eppure così legata alla storia dell’Africa e dell’Italia.

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