Sudan – L’ambasciatore italiano: «Migranti, Karthoum inizia a collaborare con l’Ue»

di Enrico Casale
migranti

Negli ultimi anni il Sudan ha deciso di “accelerare sulla strada di una collaborazione con la Comunità internazionale” con il chiaro intento di “essere riconosciuto come Paese cooperante”, come dimostra il dialogo di alto livello avviato con l’Unione europea a partire dal lancio del Processo di Khartoum, nell’ottobre-novembre 2014, sotto la presidenza italiana dell’Ue, per far fronte ai flussi di migranti che arrivano dal Corno d’Africa. E’ quanto ha dichiarato ad Askanews l’ambasciatore italiano in Sudan, Fabrizio Lobasso, presente la scorsa settimana a Roma per la firma del memorandum of understanding tra il capo della polizia italiano, Franco Gabrielli, e il suo omologo sudanese Hashim Osman al Hussein. Un accordo che nasce in ambito bilaterale, ma che “ovviamente si inscrive all’interno del progetto europeo sul fronte migratorio”, in particolare proprio del Processo di Khartoum e del Fondo fiduciario dell’Ue lanciato lo scorso anno al vertice con i leader africani a La Valletta.
Proprio la crisi migratoria ha spinto di recente l’Ue a rivedere la propria politica verso il Sudan, governato dal 1989 dal presidente Omar al Bashir, accusato dalla Corte penale internazionale dell’Aia (Cpi) di crimini contro l’umanità e genocidio commessi nella regione occidentale del Darfur. Lo scorso febbraio, l’Ue ha infatti annunciato aiuti da 100 milioni di euro al termine della visita a Bruxelles del ministro degli Esteri sudanese Ibrahim Ghandour, definita “il primo passo che segna la direzione della futura cooperazione tra Ue e Sudan”, elogiando al contempo “il ruolo costruttivo” svolto da Khartoum nella regione. Ad aprile, quindi, il Commissario europeo per la Cooperazione internazionale, Neven Mimica, è stato in visita nel Paese, dove ha incontrato alti funzionari del Paese, tra cui il viceprsidente, precisando che gli aiuti finanzieranno progetti volti a migliorare le condizioni di vita di profughi, sfollati interni e comunità ospitanti, “a sostenere il reinserimento di quanti tornano nel Paese e a migliorare la sicurezza alle frontiere”.
(12/08/2016 Fonte: AskaNews)

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