Sahel, i droni portano la morte dal cielo

di Enrico Casale
drone

Sarà una guerra silenziosa. Porterà la morte dall’alto. Le vittime quasi non se ne accorgeranno. Stati Uniti e Francia hanno deciso di non inviare imponenti contingenti nel Sahel per combattere i jihadisti che infestano la zona, ma droni. Aerei senza pilota, comandati a migliaia di chilometri di distanza, che sganceranno bombe sui miliziani, soprattutto sui loro capi.

È una strategia non nuova. Gli Stati Uniti la stanno già sperimentando, con alterne fortune (spesso sono stati colpiti civili innocenti), nel Corno d’Africa contro i vertici della milizia jihadista al Shabaab. I droni decollano dalla base di Gibuti e controllano non solo la Somalia, ma anche lo Stretto di Aden e il Sud della Penisola araba (Yemen in particolare).

Il Pentagono teme ora che lo Stato islamico e al Qaeda, dopo le recenti battute d’arresto in Iraq e Siria, si riorganizzino nel Sahel. Per questo motivo, i funzionari militari statunitensi hanno annunciato che i droni non raccoglieranno solo informazioni dall’alto, ma saranno armati con missili e saranno in grado di colpire qualsiasi minaccia al suolo. I velivoli senza pilota saranno schierati da Washington in Niger e copriranno tutta il corridoio che collega il Lago Ciad al Sud della Libia, inglobando il Niger e una parte del Mali.

Il Niger ha accettato che gli Usa aprano una base a Niamey e che i velivoli siano dotati di missili. Il protocollo ufficiale sull’armamento dei droni statunitensi con sede in Niger non è stato ancora firmato, ma la ratifica dovrebbe essere questione di giorni. Una volta che l’accordo sarà definitivamente ratificato, i droni statunitensi potrebbero essere rapidamente armati. «Può essere fatto in pochi giorni ha spiegato un esperto militare al sito della rivista panafricana Jeune Afrique -. Hanno solo bisogno di montare un supporto missilistico sui droni» Con un’autonomia di quasi 24 ore e una distanza di 1.800 km, i droni «assassini» possono condurre operazioni in gran parte del Sahel-Sahara.

Gli americani non sono gli unici occidentali ad aver optato per questo importante cambiamento tattico e strategico nella loro guerra contro il terrorismo nel Sahel. All’inizio di settembre, su ordine del presidente Emmanuel Macron, Florence Parly, il ministro delle Forze armate, ha annunciato che anche i droni francesi sarebbero stati armati.

Dal 2014, Parigi ha sei velivoli senza pilota acquistati dagli americani. Cinque di essi – il sesto è utilizzato per missioni di addestramento in Francia – sono serviti finora per missioni di sorveglianza e di intelligence come parte dell’operazione Barkhane.

«Questi sono dispositivi molto utili, perché sono silenziosi, resistenti e quasi invisibili a occhio nudo», osserva un militare francese. Il governo francese ha chiesto ufficialmente alle autorità statunitensi altri sei droni e la possibilità di armarli. Questa richiesta deve ottenere l’approvazione del Congresso, che dovrebbe però essere «solo una formalità».

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