Pistelli all’Eni, una scelta piena di interrogativi

di Enrico Casale
lapo pistelli

Pistelli con IsayasLapo Pistelli, oggi vice ministro degli Esteri, parlamentare e già responsabile Esteri del Pd ha annunciato che lascerà il Governo e il Parlamento per andare a lavorare per l’Eni, la più grande società energetica italiana. In un’intervista al quotidiano «La Stampa», ha detto: «Diventerò Vicepresidente senior dell’azienda di San Donato e mi occuperò di promuovere il business internazionale e di tenere i rapporti con gli stakeholders, in Africa e Medio Oriente, e dei progetti sulla sostenibilità». E ha aggiunto che stava pensando alla possibilità di lasciare la politica già da un anno.

La scelta è nata «chiacchierando con l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, facendo analisi e scenari politici, le turbolenze in Medio Oriente, l’Iran e l’Africa soprattutto che per Descalzi è quasi una seconda patria, il luogo nel quale ha lavorato di più e il continente nel quale Eni ha competenze assolute. Abbiamo cominciato a chiacchierare con una certa regolarità, mi ha affascinato il suo progetto per diversificare le fonti di energia nel momento di disordine globale, il co-sviluppo nei Paesi in cui Eni lavora che è parte dell’identità dell’azienda sin dai tempi di Mattei. Finché un giorno mi ha detto “ma tu, a lavorare con noi, ci verresti?”. Mi si è piantato come un bug nell’orecchio, che ha lavorato per circa un anno. Dovevo o no cambiare vita? A 51 anni si può ancora…». Pistelli si dimetterà non solo il Governo, ma anche il Parlamento. «La politica uscirà dal mio orizzonte – ha spiegato -. Mi lascio alle spalle 98 Paesi frequentati nelle mie molte reincarnazioni, 19 anni di Parlamento italiano ed europeo, 10 da amministratore locale a Firenze, la vita nei giovani Dc, poi il Ppi, poi responsabile degli Esteri del Pd».

La sua è una scelta personale e come tale va rispettata. Ma scelte di questo tipo suscitano anche alcuni interrogativi. Lasciare il Governo per andare a lavorare per una multinazionale come l’Eni non mette in evidenza una sorta di conflitto di interessi? Non sarebbe necessario un (più o meno lungo) periodo di distacco tra incarichi prestigiosi nella politica e altrettanto prestigiosi incarichi nell’industria? Quale influenza ha la «politica estera» dell’Eni (l’unica che veramente funzioni secondo molti analisti) su quella nazionale (molto più fragile e frammentata)? Sarebbe interessante se Pistelli rassegnasse le sue dimissioni davanti al Parlamento e, in quel contesto, desse una risposta a tali quesiti.

Enrico Casale

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