Padre Nahimana crea un governo ruandese in esilio

di Enrico Casale

Si è autoproclamato presidente e ha formato il suo governo alternativo. Thomas Nahimana ha lanciato così il guanto di sfida a Paul Kagame, l’attuale capo di Stato ruandese.

Quello di Nahimana è un esecutivo in esilio. Perché lui, sacerdote cattolico, in patria non può rientrare proprio perché da anni si oppone al regime di Kagame. O, meglio, lui ha cercato di tornare in Ruanda nel 2016 e, ancora, nel 2017, ma non gli è stato concesso. Voleva sfidare l’attuale presidente nelle elezioni che si terranno in agosto. Quelle elezioni che, secondo alcuni analisti, Kagame dovrebbe vincere senza grandi difficoltà.

paul kagame

Paul Kagame, attuale presidente del Ruanda

Allora, ecco la mossa a sorpresa. Nahimana ha creato un proprio governo. «L’attuale regime – ha detto in un’intervista – ha perso legittimità e legalità. Non ha più l’autorità per governare i ruandesi». Ha aggiunto quindi che il suo governo alternativo è pronto a prendere la guida del Paese in ogni momento.

Nahimana si è autonominato presidente e ha formato un governo con diversi altri individui esiliati. Tra i nominativi inseriti nell’esecutivo anche quelli di Victoire Ingabire Umuhoza, ex ministro e attualmente in carcere per essersi opposta a Kagame. Alcune ore dopo l’annuncio del governo in esilio, il partito di Victoire Ingabire (Fdu-Inkingi) ha però smentito l’adesione al governo in esilio.

Il Consiglio dei Ministri include anche il politico dell’opposizione Deogratias Mushayidi come Ministro della Giustizia. Mushayidi è stato condannato all’ergastolo nel 2010, con l’accusa di tradimento e di aver minacciato la sicurezza dello Stato.

Per ora da Kigali non è giunta alcuna reazione.

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