Ogni sette secondi una sposa bambina

di Enrico Casale
spose bambine

Ogni sette secondi una ragazza di meno di 15 anni viene «offerta» in sposa a un uomo che, nella maggior parte dei casi, è molto più vecchio di lei. A lanciare l’allarme sul triste fenomeno delle spose bambine è l’Ong Save the Children nel corso del G7 delle donne che si è tenuto nei giorni scorsi a Roma.

A spingere le famiglie a dare le bambine in spose è la povertà, ma anche pratiche sociali ancestrali. Le conseguenze sono però tragiche per la vita delle giovani e dei loro figli. Secondo i responsabili di Save the children, «70.000 ragazze perdono la vita ogni anno a causa di complicazioni durante la gravidanza, la seconda causa al mondo di morte per le ragazze dopo i suicidi». «I bambini che nascono da madri adolescenti – continuano – hanno il 50% di probabilità in più di morire nei primi giorni dopo il parto e il 15% di probabilità in più di soffrire di malnutrizione cronica» se anche le loro mamme risultano «malnutrite». Secondo Save the children, i quattro Paesi in cui la pratica dei matrimoni precoci è più diffusa sono Ciad, Repubblica Centrafricana, Mali e Somalia.

Un fenomeno, quello delle piccole spose, che inizia a essere presente anche nel nostro Paese. «Non esistono statistiche ufficiali – spiega Tiziana Dal Pra, Presidente dell’associazione “Trama di Terre” in un’intervista al quotidiano “La Stampa” -. Stimiamo però che ci siano almeno duemila casi all’anno. Siamo di fronte a un fenomeno sommerso in cui molte volte le ragazzine non riescono a chiedere aiuto alle agenzie di servizio sul territorio».

La storia emersa in questi giorni della piccola Rachida, la ragazzina egiziana sottratta ai genitori che la volevano sposare a un uomo di 25 anni, è emblematica in questo senso. Il suo dramma è venuto alla luce per caso, grazie alle confidenze fatte a una compagna di banco che poi ha riferito il tutto agli insegnanti. «Spesso – prosegue Tiziana Dal Pra – si rivolgono alle bidelle prima ancora che agli insegnanti. Le Ong come la nostra vengono allertate, come accade anche per gli altri centri antiviolenza, dalle forze dell’ordine, dalle procure e cerchiamo di sistemare le ragazzine in case rifugio».

Di fronte a questo dramma, il Parlamento italiano si sta accingendo alla discussione del Piano antiviolenza nazionale. Obiettivo: recepire la direttiva della convenzione di Istanbul e introdurre nel piano i «reati d’onore», come sono appunto i matrimoni forzati.

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