Mozambico, caccia agli uomini calvi

di Enrico Casale
calvo

Brutti momenti per i calvi in Mozambico. Nell’ultimo mese, cinque persone affette da alopecia sono state uccise. Tre uomini solo nell’ultima settimana. Secondo la polizia, il numero degli omicidi è aumentato perché alcuni curatori tradizionali hanno diffuso la notizia, ovviamente falsa, che la testa di un uomo calvo contiene oro. In realtà, secondo i poliziotti, gli stregoni spingerebbero le persone a uccidere i calvi per ottenere non solo il capo, ma anche altre parti del corpo da utilizzare nei loro rituali.

«I curatori tradizionali – spiega ai microfoni della Bbc il comandante Dias – sfruttano le superstizioni locali per procurarsi organi che, altrimenti, sarebbe loro impossibile avere. Con questi organi imbastiscono rituali che dovrebbero portare ricchezza e prosperità ai loro clienti». Una delle vittime è stata infatti ritrovata con il capo tagliato e alcuni organi interni rimossi.

La polizia ha arrestato due giovani, ma sono alla ricerca di complici. Lo Stato intende stroncare sul nascere questa pratica sanguinosa per evitare che si diffonda facendo altre vittime.

L’omicidio dei calvi è solo l’ultimo capitolo di una sanguinosa saga che vede come protagonisti i curatori tradizionali. I più colpiti rimangono ancora gli albini. Essere albini in Africa orientale è una maledizione. Il loro corpo può valere oltre 65mila euro, una cifra esorbitante in Paesi, nei quali gran parte della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. I soldi sono talmente tanti che persino parenti e genitori vengono corrotti per mettere le mani su un bambino albino.

I bambini sono le vittime più frequenti perché, secondo gli sciamani, la loro innocenza accrescerebbe l’effetto del rito. La pratica del rapimento e dell’omicidio degli albini è molto diffusa in Burundi, Malawi, Mozambico e Tanzania. Secondo un recente rapporto di Amnesty International, in Malawi un bambino albino al mese è ucciso e mutilato da stregoni.

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