Morti e scontri in Etiopia. Si dimette il primo ministro

di AFRICA
Morti e scontri in Etiopia. Si dimette il primo ministro

Si è dimesso il primo ministro etiope Hailemariam Desalegn. Ufficialmente si è dimesso in seguito alle violente proteste antigovernative in corso nella regione degli Oromo, l’etnia maggioritaria del paese che da tempo chiede maggiore accesso alle stanze del potere che, dalla caduta di Menghistu, è rimasto saldamente nelle mani dei Tigrini.

Dessalegn ha rassegnato le dimissioni in concomitanza di alcuni eventi importanti: gli ultimi disordini nella regione degli Oromo che ha fatto almeno nove morti e diversi feriti e la liberazione di migliaia di detenuti politici, tra i quali due importanti leader come Bekele Gerba e Eskinder Nega condannati a diversi anni di prigione.

Nella sua lettera di dimissioni Dessalegn ha detto di aver fatto tutti gli sforzi possibili per risolvere la crisi nel suo paese e si augura che le dimissioni portino a una soluzione. Parole che fanno pensare che all’interno del ferreo regime tigrino siano emerse delle divergenze. Su cosa? Sulla massiccia liberazione di detenuti politici? Su eventuali aperture politiche? Oppure è una mossa del regime per annunciare un cambiamento o una apertura che poi, col tempo, potrà essere riveduta o rimangiata?

Le dimissioni comunque dimostrano una cosa, e cioè il fatto che la massiccia liberazione di detenuti politici non ha evidentemente placato l’opposizione che, evidentemente, non si accontenta più di concessioni parziali. Vuole ciò che il regime non sembra (almeno per ora) essere intenzionato a concedere: il potere, o almeno una parte di questo.

Dessalegn non è un tigrino, appartiene ad una piccola e minoritaria etnia fuori dai giochi. È al potere dal 2012 quando, in qualità di vice-premier, divenne primo ministro per la morte improvvisa di Meles Zenawi.

(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)

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