Marocco, inaugurata la scuola per imam

di Enrico Casale
musulmani in preghiera

musulmani in preghieraPer combattere il fondamentalismo islamico non servono le armi (se non per difendersi dalla violenza immediata), ma un progetto culturale a lungo termine che elimini alla radice una concezione fondamentalista del Corano. È questo il messaggio che ha lanciato Mohamed VI, il Re del Marocco, inaugurando nel fine settimana un istituto per la formazione di imam. La struttura, intitolata allo stesso Mohamed VI, sorge nel quartiere universitario di Madinate Al Irfane a Rabat (la capitale del Paese).

La creazione di questa scuola era stata annunciata da tempo, ma solo ora, dopo aver creato le infrastrutture adatte, è stata realizzata. Sarà aperta sia a marocchini sia a persone provenienti da altri Paesi africani. L’iniziativa ha avuto un successo immediato. Ai primi corsi di formazione (la scuola, nella quale sono stati investiti 230 milioni di dirham, cioè 22 milioni di euro, è capace di mille posti), parteciperanno circa 200 ulema. Provengono da Mali, Libia, Nigeria e Tunisia, Paesi alle prese con movimenti terroristici che si ammantano di religione, ma anche da Guinea Conakry, Costa d’Avorio, Francia e, ovviamente, dal Marocco.

L’esigenza di questa istituzione formativa è nata proprio dalla necessità di offrire un luogo di studio e di approfondimento dei testi sacri per darne una lettura dialogante, espressione di quell’Islam illuminato e del «giusto mezzo» tipico del Marocco. I valori autentici della fede, quindi, diventeranno anticorpi contro l’estremismo, che pure tanto sta attecchendo in Paesi dove a fare da collettore agli integralismi sono povertà ed emarginazione. Un’esigenza che anche in Marocco è molto sentita, soprattutto dopo gli attentati che hanno sconvolto Casablanca nel 2003.

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