La malaria, dopo anni, uccide una bambina italiana. In Africa, non si è mai smesso di morire

di Enrico Casale
Malaria: partita la prima sperimentazione concreta di un vaccino

Il caso della bambina morta all’ospedale di Trento ha riportato all’attenzione in Italia il dramma della malaria. Dal 1970, il nostro Paese è inserito nell’elenco dei Paesi considerati indenni. Secondo i dati più recenti tra il 2011 e il 2015 si sono registrati solo 7 casi autoctoni: due indotti da trasfusioni e trapianti, tre di origine incerta, uno sospetto da bagaglio e uno in cui si sospetta la trasmissione da parte di una zanzara indigena infettata da un paziente che aveva importato la malattia. Nonostante questo, ogni anno, in Italia, si registrano 637 casi di paludismo. Secondo quanto riporta «Lancet», la prestigiosa rivista medica britannica, si tratterebbe in stragrande maggioranza di viaggiatori di ritorno da nazioni in cui la malattia è endemica.

Nello specifico, il 56% dei pazienti avrebbe contratto la malattia in Africa che è il continente più colpito dalla malattia. Secondo l’ultima edizione del World Malaria Report, dei 212 milioni di casi registrati nel 2015, il 90% si è infatti verificato in Africa, il 7% in Asia e il 2% nell’Est del Mediterraneo. Sempre nel 2015, la malaria ha ucciso 429mila persone, la maggior parte bambini di età inferiore ai 5 anni. E, ancora una volta, la maggior parte africani.

Contro questa patologia, che è causata da un plasmodio trasmesso dalle zanzare, vengono utilizzati farmaci speciali che riescono a contenerne gli effetti più pericolosi. Negli anni sono però cresciute le resistenze ai medicinali da parte dei plasmodi. Così, da tempo, si sta cercando di mettere a punto un vaccino che possa debellare definitivamente la malattia. Finora non ci sono stati risultati. A partire dal 2018 in Ghana, Kenya e Malawi verrà però testato su esseri umani un vaccino realizzato dall’azienda farmaceutica britannica GlaxoSmithKline. Il vaccino ha richiesto più di 25 anni di sviluppo ed è stato reso possibile in parte grazie ai finanziamenti della Bill and Melinda Gates Foundation, l’organizzazione messa in piedi dal cofondatore di Microsoft insieme con la moglie. Questo ritrovato avrebbe la capacità di rendere il sistema immunitario più reattivo al parassita che causa la malaria. I risultati in laboratorio sono stati positivi, la speranza è che l’efficacia sia confermata anche sull’uomo.

Tornando al caso della bambina morta a Trento, nei medici rimane il dubbio su come abbia contratto il plasmodio che l’ha uccisa. «Per quanto ne sappiamo le zanzare portatrici del plasmodio – spiega Roberto Burioni, medico, professore di Microbiologia e Virologia del San Raffaele – in Italia non dovrebbero esserci in numero sufficiente a trasmettere la malattia, considerato il basso numero di casi di malaria. Come possiamo spiegare allora questa morte? Come è stata contagiata la bambina? Escludendo l’eventualità di una trasfusione contaminata, la piccola potrebbe essere stata punta da una zanzara arrivata con un aereo proveniente da Paesi a rischio oppure – ed è questa la cosa che ci deve preoccupare – le zanzare in grado di trasmettere la malattia con efficienza sono tornate a essere in numero sufficiente per trasmettere la malattia nel nostro Paese e noi non lo sappiamo ancora. Questo sarebbe davvero un guaio terribile, ed è indispensabile che gli studiosi di zanzare (gli entomologi) si mettano subito al lavoro per escludere questa possibilità».

In questo caso, i test in corso in Africa sul vaccino potrebbero diventare importanti anche per il nostro Paese.

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