Macron e l’Africa, una politica nuova o la solita Françafrique?

di Enrico Casale
Emmanuel Macron

Quale sarà la politica africana di Emmanuel Macron, il neoeletto Presidente della Repubblica francese? Tornerà la Françafrique? O continuerà il disimpegno voluto (almeno a parole) dal predecessore François Hollande? Difficile dirlo oggi, a poche ore dalla chiusura delle urne. Anche se qualche indicazione è già chiara.

Leggendo la stampa africana e quelle francese, commentatori e ricercatori sono concordi sul fatto che Macron non tornerà a impegnare massicciamente la Francia in Africa. In questo senso, marcherà una differenza di stile rispetto al passato (soprattutto quello di Nicolas Sarkozy). I primi segnali si sono visti già in campagna elettorale, quando il candidato Macron si è recato ad Algeri e ha denunciato i crimini contro l’umanità commessi dalla Francia coloniale. Come a prendere la distanza da una Francia troppo interventista.

Detto questo, quasi certamente non ci sarà una ritirata dal continente. Il giovane tecnocrate ha scoperto l’Africa durante uno stage che ha svolto tra il 2014 e il 2016 come ministro dell’Economia. Allora ha visitato alcuni Paesi della zona Cfa, incontrando, tra gli altri, il Presidente ivoriano Alassane Ouattara e quello senegalese Macky Sall. È quindi probabile che il nuovo capo di Stato manterrà le buone relazioni con i leader africani, soprattutto quelli dell’Africa francofona.

Allo stesso tempo non interromperà l’impegno contro il terrorismo avviato da Holande. L’Africa occidentale rimarrà teatro delle operazioni contro il jihadismo dell’Isis e di al Qaeda, in collaborazione con i Paesi dell’Unione africana, del G5 Sahel (Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad) e, soprattutto, dell’Algeria, potenza regionale che influenza fortemente le politiche dell’area. Proprio perché non verrà smantellata la struttura militare, Macron, secondo quanto riportato da Radio France Internationale, probabilmente non licenzierà Jean-Yves Le Drian, il ministro della Difesa di François Hollande, architetto delle operazioni in Africa e uomo essenziale nella lotta contro il terrorismo. Così come è quasi certo che confermerà Cédric Lewandowski, molto vicino a Jean-Yves Le Drian, che ha negoziato nell’ombra il rilascio degli ostaggi nel Sahel, e Jean-Michel Severino, economista e grande esperto di Africa.

Sotto il profilo economico, Macron ha già annunciato che varerà una politica che metterà al centro l’Unione europea. Non per questo, però, taglierà gli aiuti allo sviluppo che oggi ammontano a circa lo 0,7% del Pil francese. Una gran parte del quale è proprio diretto all’Africa.

«Voglio agire in modo trasparente, lontano dalle reti di connivenza e di influenza che, purtroppo, esistono ancora nel sistema politico francese, soprattutto sulla destra e la estrema destra – ha dichiarato in un’intervista al settimanale “Jeune Afrique” -. In questo spirito, vorrei fare affidamento su intellettuali, Ong, aziende francesi e africane, la diaspora francese in Africa e gli africani in Francia. Voglio anche la Francia presti più attenzione ai giovani africani, che sono dinamici, creativi. Una sfida importante per tutti noi è creare posti di lavoro in Africa per la gioventù africana. Ognuno dovrà fare la sua parte: gli aiuti internazionali, i governi nazionali e gli investitori privati, nazionali ed internazionali, per finanziare infrastrutture produttive (energia elettrica, acqua, comunicazioni) e imprese, in particolare le piccole e medie aziende».

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