L’Onu: «Rd Congo, fate la pace»

di Enrico Casale
joseph kabila

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto alla classe politica della Repubblica Democratica del Congo di avviare un dialogo inclusivo per risolvere l’impasse delle elezioni presidenziali. La tornata elettorale dovrebbe tenersi, secondo la Costituzione, il 27 novembre. E, sempre secondo la Carta fondamentale, Joseph Kabila, il Presidente che è in carica dal 2001, non potrebbe più ricandidarsi per un terzo mandato. L’opposizione però lo accusa di voler ritardare l’appuntamento con le urne per rimanere al potere. All’inizio di quest’anno, la più alta corte del Paese ha stabilito che, in caso sia impossibile organizzare le elezioni, Kabila possa rimanere in carica. Un appiglio legale che potrebbe, nel peggiore dei casi, mantenere al potere senza limiti l’attuale capo di Stato.

elezioni in congoIl Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha esortato i partiti a impegnarsi per un dialogo politico pacifico che tracci un percorso che porti ad elezioni libere e credibili. Il Consiglio ha riconosciuto gli sforzi delle autorità congolesi, soprattutto da parte della Commissione indipendente elettorale nazionale (Ceni), per rivedere i registri elettorali e mettere a punto l’organizzazione. Lo stesso Governo di Kinshasa ha firmato un contratto con un’azienda specializzata per acquistare 22mila kit mobili per la registrazione biometrica.

Ma, secondo i rappresentanti delle Nazioni Unite, in queste ultime settimane si sta assistendo a una progressiva restrizione dello spazio politico nella Rdc. In particolare i recenti arresti e detenzione di membri dell’opposizione politica e della società civile, come pure le restrizioni delle libertà fondamentali, come la libertà di opinione e di espressione.

Per questo motivo, le Nazioni unite hanno esortato il Governo della Rdc, così come tutte le parti interessate, a rispettare i diritti umani e di astenersi dalla violenza e provocazione. E hanno ricordato a tutti i soggetti coinvolti che la risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 2.277 ha sottolineato la necessità di aprire e impegnarsi in un dialogo per garantire la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali dei cittadini.

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