L’Etiopia e i grandi investimenti per l’energia idroelettrica

di AFRICA

di Silvana Leone

Diga Etiopia Nilo

L’Etiopia è il paese africano che più sta investendo in energia idroelettrica (un terzo del suo PIL totale). Nei prossimi anni potrà esportare grandi quantità di energia verde attraverso l’Africa orientale, a partire dai paesi vicini, come Gibuti e Sudan. Nel diventare il primo esportatore di energia dell’Africa, attraverso la costruzione di una serie di dighe in tutto il paese, l’Etiopia però potrebbe minacciare la vita di milioni di persone che dipendono dalle acque del Nilo.

Questi piani ambiziosi di lungo termine, se da una parte aprono la strada a grandi possibilità di sviluppo, dall’altra fanno emergere grandi polemiche e conflitti sia all’interno del paese che al livello regionale.

Primo tra tutti, si sta riacutizzando lo storico contrasto tra Etiopia ed Egitto sulla gestione delle acque del Nilo. I motivi principali di questa conflittualità affondano le radici nel periodo coloniale quando, nel 1929 venne siglato il Nile Water Agreement tra Gran Bretagna ed Egitto (in un momento in cui l’Egitto era considerato strategico soprattutto per il canale di Suez), aggiudicando a quest’ultimo il diritto di utilizzo quasi esclusivo delle acque del fiume e riservandone una quota anche al Sudan, allora protettorato britannico.

Negli anni cinquanta l’Egitto ha sfruttato la sua condizione di vantaggio, firmando nel 1959 un accordo bilaterale con il Sudan per “il pieno utilizzo delle acque del Nilo”. A quel tempo soltanto Egitto, Sudan ed Etiopia erano i paesi indipendenti della regione ma, nonostante l’ingente contributo di acqua da parte dell’Etiopia (dai cui altopiani proviene circa l’85% delle acque del Nilo), quest’ultima non venne inclusa tra i beneficiari del trattato. L’accordo stabiliva anche il divieto di intraprendere alcuna opera lungo il Nilo che potesse ridurre il volume di acqua che raggiungeva l’Egitto e il diritto di “ispezionare e controllare” fino alle sorgenti più remote del bacino del fiume.

Nel 2010 sei dei dieci membri dell’Iniziativa del Bacino del Nilo (che dal 1999 riunisce i paesi rivieraschi per sviluppare il fiume in modo cooperativo e per promuovere la pace regionale e la sicurezza) hanno firmato un accordo quadro di cooperazione che prevede una revisione in senso più equo sullo sfruttamento delle sue acque.

Anche il governo di Addis Abeba ha ratificato questo accordo, che contesta il diritto di veto dell’Egitto e del Sudan su tutti i progetti relativi alle acque del fiume. La ratifica è avvenuta in un momento in cui sono alte le tensioni con il Cairo, il quale teme che i lavori sul versante etiopico del Nilo Azzurro possano ridurre la portata d’acqua del fiume, così vitale per la sua economia.

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Rappresentazione della “Grande Diga della Rinascita” in costruzione sul Nilo Azzurro in Etiopia.

In particolare la preoccupazione dell’Egitto è per la costruzione della “Grande Diga della Rinascita” che fornirà 6.000 megawatt di potenza. Un’opera colossale di 4,7 miliardi di dollari per cui l’Etiopia ha disposto e avviato i lavori di modifica del corso del Nilo Azzurro (ha deviato il flusso del fiume per circa cinquecento metri dal suo canale normale). Addis Abeba ha rassicurato che il fiume verrà leggermente deviato, ma che sarà in grado di seguire il suo corso naturale.

Il presidente egiziano Morsi ha dichiarato di recente che l’Egitto non porrà obiezioni ai progetti nei paesi nel bacino del Nilo “a condizione che tali progetti non colpiscano o danneggino i diritti legali e storici dell’Egitto”.

Un gruppo di esperti indipendenti provenienti da Egitto, Etiopia e Sudan ha concluso che la diga non ridurrebbe significativamente il flusso di acqua, in quanto le dighe idroelettriche non consumano l’acqua (che deve solo passare attraverso le turbine per la produzione di energia).

Per l’Egitto, l’Etiopia e il Sudan, il futuro è strettamente legato alla scarsità di terra, di acqua e al rapido aumento della popolazione. Tutti e tre i paesi nei prossimi anni si concentreranno sulla rapida urbanizzazione, l’industrializzazione e la creazione di occupazione urbana. Per rendere possibile tutto ciò, hanno bisogno di sviluppare risorse energetiche sostenibili e cooperare per utilizzarle nel modo più efficace possibile.

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