La frenetica Kinshasa spopolata dalla «ville morte»

di Enrico Casale
kinshasa

di Nancy Matumona
Kinshasa (Rd Congo)

Kinshasa è un vulcano in continua eruzione. Dieci milioni di persone sempre indaffarate, un mondo in perenne fibrillazione. Neppure di notte si ferma: dal tramonto all’alba le vie della città risuonano di musica, voci, risate. Dei rumori delle officine. Dei richiami dei commercianti.
Oggi, martedì 8 agosto, è tutto diverso: un’insolita quiete pervade la città. Ma più che trasmettere calma, trasuda tensione latente. Nella capitale della Rd Congo è stata indetta una «ville morte». Una sorta di sciopero voluto dal principale partito di opposizione a Kabila, l’Udps, e da altri partiti minori. Fino a domani tutto sarà bloccato.

Così la maggior parte delle persone sta chiusa in casa. Anche chi vorrebbe uscire non lo fa perché teme ritorsioni da parte dell’opposizione. Molti non sono andati a lavorare. A frenare il frenetico popolo di Kinshasa c’è la paura di attacchi del Bdk (Bundu Dia Kongo) un movimento ribelle politico-religioso che pare sia il responsabile degli spari di ieri nei pressi della prigione di Makala.

Nelle vie di Kinshasa ci sono solo militari. Sono aumentati controlli e posti di blocco e muoversi nella città risulta davvero difficile. I due quartieri dove si sono verificati gli scontri ieri sono assediati da esercito e polizia.

La situazione è tesa, non si sa che cosa possa accadere. Quello che è certo è che le persone sono stufe, stanche. Non sopportano più il copione che si replica da anni in diversi Paesi africani: presidenti assetati di ricchezza che cambiano costituzioni, prendono tempo, ritardano le elezioni pur di non perdere il potere. E lo ha fatto anche Kabila lo scorso dicembre quando ha rifiutato di cedere il potere e indire nuove elezioni (come previsto dalla Costituzione). Da quel momento il clima a Kinshasa, e non solo, è cambiato. Manifestazioni dell’opposizione sono frequenti e, saltuariamente, avvengono attacchi delle milizie ribelli, come quello di poco tempo fa al mercato.

I congolesi non sopportano di non sapere quando ci saranno le elezioni: il governo aveva promesso che si sarebbero tenute entro la fine del 2017, ma ad ora non è stata comunicata una data ufficiale. E mentre Kabila prende tempo (c’è chi dice per indire un referendum e modificare a suo favore il numero di mandati presidenziali previsti dalla Costituzione), Kinshasa sembra sempre sull’orlo di esplodere…

 

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