Kagame: «Se vincerò le elezioni, sarà il mio ultimo mandato»

di Enrico Casale
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Se vincerà ad agosto, sarà il suo ultimo mandato. Paul Kagame, Presidente del Ruanda, lo ha dichiarato ufficialmente in un’intervista rilasciata al periodico «Jeune Afrique». «Sì, sarà l’ultimo mandato – ha affermato -. Lo ripeterò ufficialmente anche nella campagna elettorale in corso. Il referendum costituzionale che si è tenuto lo scorso anno mi ha permesso di continuare il mio lavoro. Ma è giunto il momento di iniziare a pensare al di là della mia persona».

Quindi governerà altri sette anni e poi lascerà il bastone del comando. La sua rielezione il 4 agosto prssimo è data per scontata. Salvo si verifichi qualche evento straordinario, Kagame rimarrà in sella e, probabilmente, alle urne otterrà un nuovo ampio successo. Così come è avvenuto nel 2003, quando ha strappato il 95% dei consensi e nel 2020 quando ha ottenuto il 93% dei voti. I sondaggi riconoscono a Frank Habineza, leader del Partito Democratico Verde, unica formazione di opposizione autorizzata, non più del 5% dei voti. Per gli altri sfidanti non c’è grande speranza. L’ex giornalista Philippe Mpayimana, da poco rientrato da Parigi, non è molto conosciuto ed è penalizzato dalle scarse risorse a disposizione. Diane Rwigara, figlia di un ex uomo d’affari vicino di potere e scomparso nel 2015 in circostanze misteriose, è stata duramente attaccata sul piano personale. I social network hanno pubblicato una serie di foto che la ritrarrebbero nuda, destando molto scandalo e penalizzandola fortemente.

Kagame quindi vincerà ancora. Certamente lui è un uomo forte, alcuni lo vedono addirittura come un dittatore. In realtà, gode di molto consenso nella popolazione. Negli anni che sono seguiti al genocidio è riuscito, nel bene o nel male, ad assicurare pace e stabilità. Molti temono che una sua uscita di scena possa quindi riportare il caos nel piccolo Paese dell’Africa orientale.

Le politiche di Kagame però hanno favorito una forte crescita economica del Ruanda. Oggi, chi visita il Paese lo definisce come «un pezzo di Africa che funziona». Il Presidente ha capito che l’agricoltura non poteva più essere il futuro della nazione. Ha così cercato di diversificare l’economia scommettendo sull’informatica. Ha cablato le città e ha favorito la nascita di start-up.

Il tasso di crescita del 7% previsto per il 2017 rappresenta un piccolo-grande miracolo al quale si uniscono una migliore assistenza medica (il tasso di mortalità materna e infantile è calato di sei volte negli ultimi vent’anni), maggiore sicurezza, pulizia dei luoghi pubblici, un tasso bassissimo di corruzione. Certo, questo successo è dovuto al 30% ad aiuti esterni, la libertà di espressione e di organizzazione è strettamente controllata inducendo una lentezza a volte pesante della vita politica e culturale. La povertà è ancora diffusa: il reddito annuo pro-capite è di 700 dollari.

Kagame avrà quindi ancora molto da fare nei prossimi anni. Ma poi, ha assicurato, lascerà ad altri la guida del Paese.

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