Il «pacifico» Ruanda e quelle esecuzioni extragiudiziali…

di Enrico Casale
ruanda

In Ruanda sarebbero state eseguite esecuzioni extragiudiziali per schiacciare la microcriminalità e dare un’immagine di Paese stabile e pacifico. A denunciarlo è l’Ong Humans Right Watch in un rapporto pubblicato ieri, giovedì 13 luglio, e rilanciato dai principali media internazionali.

Hrw punta il dito contro le forze dell’ordine che avrebbero ucciso almeno 37 persone. Le vittime erano, in maggior parte, accusate di piccoli reati: furti di banane, mucche, moto, traffico di marijuana. Colti in flagrante, sarebbero stati uccisi da unità dell’esercito, della polizia e dalle milizie ausiliarie, spesso con il supporto delle autorità civili locali. Le esecuzioni sarebbero avvenute senza che alcun processo.

Il rapporto ha documentato numerosi abusi nella provincia più occidentale del Ruanda, in particolare nei distretti di Rubavu e Rutsiro. Secondo Hrw, le esecuzioni farebbero parte di «una più ampia strategia per diffondere la paura, per mantenere l’ordine e per dissuadere qualsiasi resistenza a ordini o alla politica del governo» soprattutto alla vigilia delle elezioni presidenziali del 4 agosto.

Dopo il lugubre periodo del genocidio, il Ruanda cerca di darsi un’immagine di Paese democratico stabile, in crescita, senza tensioni etniche e con una criminalità ridotta al lumicino. La realtà, però, sarebbe ben diversa. Come testimonia anche Amnesty Internationale che, ai primi di luglio, in un rapporto ha messo in guardia dal clima di terrore in atto alla vigilia delle elezioni presidenziali. Anche altre organizzazioni non governative hanno esortato il governo a fermare gli attacchi contro l’opposizione, i media e i difensori dei diritti umani e di promuovere il dibattito politico.

«L’uso degli omicidi nella lotta contro la piccola criminalità non consolidare di sicuro lo stato di diritto – continua Hrw -, ma aggravare il clima di paura. Le autorità ruandesi devono cessare immediatamente queste uccisioni e portare i responsabili di fronte alla giustizia».

 

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