I migranti visti dall’Africa

di AFRICA
I migranti visti dall'Africa

Questo blog è stato fermo per un paio di settimane perché ero in viaggio, in Guinea-Conakry per la precisione. Ormai internet e i vari social consentono di non perdere mai il contatto con il mondo intero, ma anche con il (piccolo) mondo nel quale viviamo ogni giorno. Così, anche in un paese remoto e lontano come la Guinea le notizie dall’Italia mi arrivavano e mi lasciavano sconcertato: la malaria portata dai migranti, i due carabinieri violentatori, le solite polemiche sul tema immigrazione.

I viaggi di un tempo ci riservavano tutto per il ritorno. Ci facevamo tenere i giornali, cercavamo di ricostruire e spesso ci perdavamo qualcosa (io per esempio mi persi la morte di Spadolini e Alberto Sordi. Non avendo appreso la notizia al momento opportuno, scoprì solo anni dopo della loro dipartita).

Un tempo sorpresa, stupore, indignazione, sconcerto erano un trauma che ci colpiva tutto insieme. Oggi no, siamo sempre collegati, eppure il trauma è forse più forte del passato, almeno per chi viaggia in paesi come quelli che di solito visito io. La bufala della malaria mi raggiungeva in un paese in cui la malaria uccide ancora, veramente. E uccide decine di migliaia di persone. Le polemiche sui migranti mi raggiungevano in un paese in cui per i giovani uscire dal loro paese è veramente l’unica alternativa alla “morte civile”.

Conakry è una città invasa, assediata dalla spazzatura. Un disastro ecologico! Eppure molti giovani, anche ragazzi e bambini lavorano in discariche pestilenziali costituite letteralmente da montagne di plastica, rifiuti organici, stracci, carrozzine, legni marci, biberon, ciabatte infradito. In mancanza di altro lavoro cercano di recuperare il valore che in quegli oggetti è rimasto. Li ho visti vagare su queste colline di immondizia, spesso a piedi nudi, ormai assuefatti all’odore nauseabondo che emanano. Mi ha colpito una mamma con due bimbi, uno legato sulla schiena e l’altro che l’aiutava a rovistare tra i rifiuti. La mamma era giovanissima e, evidentemente, non aveva perso le speranze in una possibile vita migliore perché aveva mantenuto quel vezzo di farsi bella, o almeno di essere dignitosa: capelli puliti, intrecciati con cura, una collana di perline al collo, un bel sorriso nonostante tutto.

Ecco – ho pensato – chi ha il coraggio di dire a questa donna che non deve assolutamente neanche sperare di venire in Europa? Nessuno, vero? Quella sera collegandomi in rete ho dovuto drasticamente ricredermi.

(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)

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