Egitto e turismo, un matrimonio in crisi

di Enrico Casale
Crisi del turismo in Egitto

L’Egitto non solo sta vivendo una delicata fase di transizione politica, ma anche una profonda crisi economica. Ad essere colpito in particolare è uno dei comparti che, in passato, ha garantito benessere a una larga fascia di cittadini: il turismo. Sebbene nel 2014 si sia registrato un lieve aumento del flusso turistico (3-4%), i valori assoluti rimangono comunque bassi. Negli anni precedenti alla caduta del Presidente Hosni Mubarak, il Paese era infatti visitato da 15 milioni di turisti, mentre oggi si fa fatica a raggiungere i 10 milioni.

A contribuire a questo calo anche gli italiani, un tempo tra i più assidui frequentatori delle spiagge del Mar Rosso e dei siti archeologici. Nel 2014 dal nostro Paese è partito verso l’Egitto il 20% in meno di turisti rispetto al 2013. A spaventare è l’instabilità politica causata prima dalla caduta di Hosni Mubarak (2011), poi dall’ascesa al potere della Fratellanza musulmana (2012) e, infine, dal golpe dei militari (2013). I turisti temono attacchi terroristici nei villaggi e nelle principali mete storiche.

Per esempio, secondo quanto riporta l’Agenzia Ansa, la crociera sul Nilo tra Assuan e Luxor, rotta che fino a qualche anno fa era coperta da circa 300 imbarcazioni sempre piene di europei e statunitensi, oggi è quasi completamente disertata. Sono rimaste in servizio una decina di navi che non sempre partono piene. A rimetterci non sono solo gli armatori, ma anche i villaggi e le città lungo il fiume che, un tempo, prosperavano sul turismo.

Il Presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi sta progettando di rilanciare il settore (che per entrate è secondo solo al Canale di Suez) con nuovi investimenti per recuperare le infrastrutture esistenti e per crearne di nuove, ma anche in promozione all’estero. L’obiettivo dichiarato dal Governo è di arrivare ad almeno 20 milioni di turisti entro il 2020. Una bella sfida, ma molti egiziani ci credono o, almeno, ci sperano.

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