Ebrei sefarditi, il grande ritorno nella Penisola iberica

di Enrico Casale

bimbo ebreo marocchinoDopo 500 anni dalla cacciata a opera dell’Inquisizione, gli ebrei sefarditi stanno tornando nella Penisola iberica. E ciò grazie al fatto che, quest’anno, Spagna e Portogallo hanno deciso, quasi simultaneamente, di approvare leggi che favorissero il rientro degli ebrei che furono cacciati dalla Penisola iberica alla fine del XV secolo.

Si tratta in maggioranza di marocchini, tunisini, ma anche turchi e israeliani. La maggior parte degli ebrei costretti all’esilio da «Sefarad» (la Penisola iberica) si erano infatti rifugiati nell’impero ottomano o in altri Paesi del Medio Oriente o dell’Africa del Nord (Egitto, Libia, Algeria, Tunisia e, soprattutto, Marocco). Non esistono stime ufficiali su quanti siano i discendenti dagli ebrei fuggiti dalla Penisola iberica cinquecento anni fa. Secondo stime citate dalla stampa iberica potrebbero essere più di 2 milioni.

In questi giorni, il Governo lusitano ha reso noto di avere restituito la cittadinanza ai primi tre discendenti di ebrei sefarditi cacciati dal Paese nel 1496. La Spagna, dove la legge è entrata in vigore ai primi di ottobre, ha concesso subito la nazionalità a 4.302 ebrei sefarditi. La legge spagnola, più rigida e in vigore per soli tre anni, fissa diversi requisiti necessari per ottenere la nazionalità senza perdere quella che già possiedono: conoscenza della lingua, della cultura e della situazione attuale del Paese, oltre alla presentazione di documenti che confermino le loro origini.

Da parte degli ebrei, soprattutto quelli residenti in Israele e in Nord Africa, è altissimo l’interesse ad avere la nazionalità portoghese o spagnola. Questa infatti aprirebbe loro la porta dell’Unione europea.

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