Daniele e il bello dell’Africa 

di Enrico Casale
foto di daniele tamagni

Con i suoi scatti ha contribuito a cambiare il nostro sguardo sull’Africa. Il fotografo Daniele Tamagni, tra i principali collaboratori della nostra rivista, è morto ieri, 23 dicembre, all’età di 42 anni. Ci ha lasciato in eredità delle immagini straordinarie che frantumano stereotipi e luoghi comuni su un continente assai più vitale e originale di quanto non appaia sui grandi media. Mentre ci siamo assuefatti nel vedere foto di guerre, tragedie e crisi umanitarie, non possiamo che rimanere stupiti e meravigliati di fronte alle fotografie realizzata da Daniele che, in controtendenza e in anticipo sui tempi, aveva deciso di immortalare il «bello dell’Africa».

Un obiettivo perseguito con passione, dedizione, curiosità, talento indiscusso. Il suo reportage sui sapeurs, i dandy congolesi maniaci del lusso, vinse il World Press Photo, più grande e più prestigioso concorso di fotogiornalismo mondiale. Un successo meritato, che è cresciuto coi servizi dedicati al mondo del fashion di Nairobi e Dakar, allo sbalorditivo movimento degli afrometals (i cowboy metallari del Botswana), alla creatività degli stilisti emergenti di Soweto e al proliferare delle mode giovanili del Sudafrica post-apartheid.

Reportage di grande pregio stilistico e giornalistico che hanno documentato fenomeni di resilienza e di rivendicazione dell’identità africana, tra globalizzazione e tradizione, desiderio di emulazione e affermazione sociale. Oggi se l’Africa ci appare meno dannata e banale è anche grazie agli scatti di Daniele, a cui va tutta la nostra riconoscenza.

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