Da Ceuta a Bruxelles, pedalando per l’integrazione

di Enrico Casale
ciclisti solidali

Sono partiti in bici da Ceuta (l’enclave spagnola in territorio marocchino) e vogliono arrivare a Bruxelles. La loro non è un’impresa sportiva, ma un gesto dimostrativo per chiedere all’Unione Europea accoglienza e integrazione dei migranti e dei rifugiati. È l’impresa dello spagnolo, David Saiz, di 41 anni, e del camerunese, Loumkoua Soulong, 24.

Sono partiti il 29 luglio da Ceuta, luogo simbolo, nel quale moltissimi africani tentano di entrare in territorio spagnolo (e quindi europeo). Domenica erano a Madrid, nella centrale Puerta del Sol innalzando lo slogan «De la frontera al corazon» («Dalla frontiera al cuore»). Ieri hanno proseguito verso il Belgio, dove contano di arrivare il 30 agosto per consegnare un manifesto alla Ue in difesa dei diritti umani, con un appello «ad accogliere le persone che fuggono dalla guerra e dalla povertà estrema».

Saiz, professore di filosofia originario di Burgos, e Soulong, dipendente del collegio Jesus Maestro della Fondazione della Scuola Teresiana di Madrid, fanno parte di Elin, associazione di volontari che assiste gli immigrati. Hanno deciso di approfittare delle vacanze estive per intraprendere un’avventura che ha per scopo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica europea, che i sondaggi rilevano sempre più contraria ad accogliere rifugiati e migranti in fuga dai conflitti e dalla fame.

La lunga pedalata non è però una passeggiata. Per arrivare a Madrid hanno attraversato la caldissima Andalusia con temperature che, in questi giorni, superano i 40 gradi. «È stato estenuante – ha riconosciuto David Saiz all’arrivo in Puerta del Sol, al km zero della capitale -. Anche se l’accoglienza della gente lungo il percorso è stata incredibile».

Loumkoua, che arrivò in Spagna dal Cameron tre anni fa con il sogno di studiare, dopo aver scavalcato clandestinamente la frontiera di Ceuta, vuole testimoniare con la propria storia che l’integrazione è possibile. «Mi sono integrato nella società spagnola, che è molto diversa dalla camerunese – ha detto -, perché la gente mi ha fatto capire che io non ero poi così diverso. Non bisogna aver paura dello sconosciuto».

Entrambi chiedono all’Europa solidarietà: «Ceuta è uno degli esempi dell’attuale modello di gestione della frontiera sud dell’unione Europea. La sua barriera è la risposta europea alle persone che lasciano le proprie case in cerca di una vita degna. E Bruxelles, dal cuore dell’Europa, legittima e favorisce queste politiche, sempre più restrittive e meno accoglienti. Bisogna avere la forza di andare oltre».

Condividi

Altre letture correlate:

Lascia un commento

Accetto la Privacy Policy

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.