Città del Vaticano – L’islamologo Samir: «Lavoriamo per l’integrazione»

di Enrico Casale
islam

È necessario lavorare su una vera integrazione perché la coesione che viene invocata oggi non è sufficiente. Così, sulle stragi di Bruxelles l’islamologo gesuita Samir Khalil Samir, docente presso l’Università di Saint-Joseph a Beirut. “La domanda – ribadisce – è come sia possibile che ragazzi cresciuti in Belgio” siano stati capaci di tanta violenza. Una scia di orrore che il terrorismo jihadista sta seminando in Medio Oriente, Africa ed Europa. «Il problema parte dall’interno dell’islam: il modello che vediamo adesso nel mondo – quello di Is o Daesh – è fatto di orrore, un orrore che portano avanti anche come propaganda per incitare altri a seguirli».

Padre Samir, alcuni sottolineano che quello che accade è il risultato di uno scontro all’interno dell’islam: lei cosa ne pensa?
È sicuro che questo parte da uno scontro interno all’islam: uno scontro fra i fondamentalisti e i radicali estremisti da una parte e i moderati e gli intellettuali dall’altra, che dicono: “Dobbiamo ripensare l’islam”. La dominante adesso, in tutti questi movimenti islamici, è quella di dire che prendono atto di alcuni brani del Corano e incitano alla violenza. Però la gente moderata lo legge nel contesto e dice: “Questo era scritto 14 secoli fa. Non è oggi da prendere letteralmente, oggi il mondo è cambiato”. I fondamentalisti e i radicali, invece, dicono no! Allora è una cosa interna all’islam ed attualmente prevale anche grazie al potere economico di Paesi come l’Arabia Saudita e il Qatar, che hanno la visione teologica più fanatica dell’islam, il waabismo. Se uno prende questa visione e vi aggiunge anche la violenza materiale, ecco che abbiamo il radicalismo terrorista. Però si deve anche dire il perché l’Occidente viene preso di mira: perché è l’altra potenza del mondo. L’Occidente è visto dai musulmani come cristiano e vedono questa guerra contro l’Occidente come parte della conquista del mondo da parte dell’islam.

Ma le persone di Bruxelles, i ragazzi, come hanno potuto arrivare ad un tale punto di orrore essendo cresciuti ed essendo stati educati in Belgio?

Questa è la domanda, che rimette in discussione in particolarmente l’Europa: cosa abbiamo fatto per aiutare e integrare i musulmani nel senso più profondo? I musulmani non sono terroristi, ma tra i musulmani – basandosi sul Corano e sulla tradizione islamica, che viene interpretata a modo loro – il terrorismo nasce. Da una parte c’è l’odio, perché l’Occidente domina il mondo a vari livelli, dalla cultura alla politica; e dall’altra perché sono atei, non religiosi e dunque il nemico da eliminare. Quando l’Occidente era più credente c’era un dialogo possibile, anche laddove ci fossero opposizioni. Adesso il dialogo è diventato impossibile!

In questi giorni, i leader dei Paesi occidentali ribadiscono – come è accaduto dopo gli attentati di Parigi – che non bisogna cedere alla strategia della paura e che bisogna essere uniti.
È vero, ma si deve anche dire qualcosa di più! Bisogna aiutare i musulmani ad integrarsi culturalmente: se non c’è integrazione, ci sarà l’odio…
(25/03/2016 Fonte: News.va)

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