Etiopia, gli oromo si rivoltano. Addis Abeba reagisce duramente

di Enrico Casale
proteste oromo

proteste oromoUna manifestazione antigovernativa è stata duramente repressa in Etiopia. Secondo quanto riporta l’emittente al Jazeera, in queste settimane le forze di sicurezza di Addis Abeba avrebbero ucciso almeno 140 persone in un giro di vite contro le manifestazioni anti-governative. Le forze dell’ordine si sarebbero accanite in particolare nei confronti degli agricoltori di etnia oromo che protestavano contro i piani di ricollocazione imposti dal Governo nell’ambito dei progetti di sviluppo agricolo. Da parte sua, Addis Abeba ha ammesso che decine di persone sono state uccise e ha promesso indagini severe. Ma i familiari dei manifestanti uccisi e le associazioni per i diritti umani non credono nelle promesse dell’esecutivo e hanno più volte affermato che le inchieste si concluderanno con un nulla di fatto.

L’Etiopia è considerata una delle nazioni più stabili del continente africano. La classe politica salita al potere negli anni Novanta, dopo il rovesciamento del regime filosovietico retto da Manghistu Hailé Mariam, sta cercando di creare i presupposti per una crescita economica che faccia uscire il Paese dal sottosviluppo. E, in particolare, sta lavorando su due piani. Da un lato, lo sviluppo del sistema agricolo puntando sul settore della floricoltura e delle produzioni di eccellenza (pensiamo al caffè). A ciò è legato anche il progetto di sviluppare una forte industria nel settore agrobusiness. Dall’altro, la crescita del settore energetico, attraverso lo sfruttamento delle risorse idroelettriche. Sono noti i grandi progetti in atto in Etiopia: la Grande diga del millenio sul Nilo e il sistema di dige Gibe sull’Omo. Questi progetti dovrebbero assicurare non solo l’autosufficienza energetica, ma anche la possibilità per Addis Abeba di esportare corrente elettrica nei Paesi vicini.

Queste politiche hanno favorito un progressivo sviluppo dell’Etiopia. Secondo il Fondo monetario internazionale, tra il 2015 e il 2020, l’economia etiope crescerà a una media dell’8,0%, ben al di sopra dela performance subsahariana che, pur buona, si ferma al 5,1%. L’Etiopia, peraltro, è anche uno dei Paesi africani che hanno compiuto i passi maggiori verso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, di cui dovrebbe raggiungerne almeno sei, forse addirittura tutti e otto. La mortalità dei bambini sotto i 5 anni, ad esempio, è stata considerevolmente ridotta, calando da 123 casi su 1000 nati vivi nel 2004 a 88 su 1000 nel 2010. Ciò non toglie che in Etiopia la maggior parte della popolazione viva ancora con un reddito di poco più di un dollaro al giorno e che l’Indice di sviluppo umano sia uno dei più bassi al mondo.

A questo potrebbero aggiungersi possibili tensioni etniche. Da sempre l’Etiopia è un Paese in cui convivono più gruppi etnici diversi. Se nel passato gli equilibri tra le componenti sociali venivano gestiti da un rigido controllo da parte dell’etnia storicamente dominante, quella amhara, oggi a gestire questi equilibri è la minoranza tigrina del Nord. In questo contesto, gli oromo, l’etnia maggioritaria, non solo è esclusa dal potere, ma oggi si vede sempre più marginalizzata anche nei suoi territori. I piani di sviluppo hanno portato all’espulsione di migliaia di oromo dalle loro case. Da qui le proteste e le durissime reazioni delle forze dell’ordine.

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