24/01/14 – Tunisia – È ancora ‘primavera’, domenica si vota Costituzione

di AFRICA

 

Se l’Egitto – oggi sconvolto da un’offensiva terroristica senza precedenti nel cuore della capitale – ha già votato per referendum la sua seconda Costituzione in tre anni, la Tunisia sembra uscire dalle secche del suo tormentato processo politico per dare infine alla luce la sua prima Carta fondamentale del dopo-rivoluzione.

Dopodomani infatti, dopo tre anni che la prima delle rivolte arabe fece cadere il presidente Ben Ali, l’Assemblea costituente nata nell’ottobre 2011 voterà in blocco quella Costituzione su cui nelle ultime settimane, e fino a ieri sera, ha votato articolo per articolo. Se approvata con due terzi dei voti, firma e promulgazione saranno questione di giorni. Altrimenti dovrà esser organizzato un voto in seconda lettura, e se anche questo fallirà si andrà ad un referendum popolare.

In quest’ultimo caso verrebbero ritardate le nuove elezioni legislative e presidenziali previste nel 2014, e che dovrebbero aprire una nuova fase politica dopo quella guidata dal partito islamico Ennahda, vincitore delle elezioni del 2011. A guidare la transizione il nuovo governo tecnico di Mehdi Jomaa – cui il premier di Ennahda Ali Larayedh ha appena lasciato il testimone – e sulla cui composizione sono in corso le ultime trattative.

Il nuovo testo costituzionale, frutto di una serie di compromessi tra forze laiche e islamiste, ”pone le basi di uno stato moderno”, ha detto oggi il presidente dell’Assemblea Mustapha Ben Jaafar, e “realizza gli obiettivi della rivoluzione”. Anche se, secondo alcuni osservatori, vi si riflettono tutte le contraddizioni della società tunisina, il testo è ancora cosparso di varie insidie e le battaglie politiche si sposteranno sul piano interpretativo e legislativo.

Significativo tuttavia il fatto che – nonostante vari riferimenti all’Islam nel testo – resti uguale la formulazione del 1959 secondo cui la Tunisia “è uno Stato libero, indipendente e sovrano, e l’Islam è la sua religione”, e nessun cenno sia stato introdotto ai principi della sharia come fonte del diritto – formula invece rimasta, come da decenni, nella nuova Costituzione egiziana approvata nel recente referendum.

Tra i successi incassati dal fronte laico, nell’art.6 che garantisce la libertà di fede e di coscienza, il divieto di accusare qualcuno di apostasia. Proprio di questa accusa (‘takfir’, anche inteso come empietà, miscredenza) si era sostanziate le minacce e le violenze degli integralisti contro gli esponennti dell’opposizione laica di questi ultimi anni.

Una vittoria per le donne gli articoli 20 e 45, in linea con la tradizione della Tunisia come Paese all’avanguardia in questo campo nella regione: il primo afferma l’eguaglianza di diritti e doveri dei due sessi; il secondo impone che il governo non solo protegga i diritti delle donne, ma garantisca le pari opportunità anche all’interno dei consigli elettivi. Due articoli, il 20 e il 45, che potrebbero anche sostenere una futura battaglia per una revisione delle norme sull’eredità vigenti, ancora legate alla legge islamica che penalizza fortemente le donne.

Non a caso dunque centinaia di integralisti del gruppo Hizb u-Tahrir hanno manifestato oggi a Tunisi contro la nuova ”Costituzione laica”.

Il nuovo testo sancisce inoltre le libertà di espressione, di stampa, di associazione e di sciopero. Per quanto riguarda l’ordinamento dello Stato, istituisce la duplice autorità di un primo ministro che risponde al Parlamento e di un presidente della Repubblica eletto a suffragio universale.* Luciana Borsatti –  (ANSAmed).

 

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